"La nostra uva non può reggere un altro colpo"

Il timore delle gelate tardive minaccia la produzione di uve per il vino nell'Empolese Valdelsa. Le condizioni climatiche primaverili preoccupano gli esperti del settore.

Aprile è il mese più crudele: così il poeta Thomas Stearns Eliot apre la sua celeberrima poesia “The Waste Land“. Il timore c’è. Quello delle gelate tardive. Ritano Baragli, presidente della Cantina sociale Colli Fiorentini di Val Virginio, nonché vicepresidente di Fedagripesca Toscana e del Consorzio del vino Chianti, è chiaro: "Le previsioni del tempo con assoluta certezza non vanno oltre i 5-6 giorni, però queste proiezioni del Lamma ci sono e ci preoccupano. Soprattutto perché le viti sono già avanti con il loro ciclo vegetativo. È così alle quote più elevate e più in basso, dove in genere a causa dell’inversione termica queste gelate vanno a colpire. Dobbiamo solo sperare che non accada. Già nel 2023 la produzione di uve per il vino è stata in certe zone condizionata dalla peronospora anche a causa delle condizioni climatiche primaverili; qualcuno ha perso il 40% con riflessi sui prezzi e sui guadagni. Quest’anno proprio non ci vorrebbe". Il timore c’è anche perché lo scorso anno qualche danno diretto da gelate d’aprile – pure nell’Empolese – è stato palese. "L’auspicio è quello di scongiurare un dramma come quello vissuto nello stesso periodo del 2021, quando il 30% circa dei raccolti andò in fumo", disse al tempo Baragli. Celebre, in negativo ovviamente, fu la “gelata di Pasqua“ del 2001, quando in Chianti e Valdelsa proprio nelle mattine di festa la temperatura minima sprofondò a diversi gradi sotto lo zero. Neanche l’assessore di Montelupo Lorenzo Nesi, che segue da vicino tutto ciò che sta accadendo in bassa valle Pesa, nasconde la preoccupazione: "Sì, le piante sono avanti e la gelata tardiva non ci vorrebbe proprio". Piuttosto, sarebbero opportune piogge meglio distribuite ormai, anche in questo caso sperando di non vedere venir giù in due ore l’acqua che deve venire in due mesi. Come invece purtroppo successo il 2 novembre. Come sappiamo, in quella circostanza le aree più colpite furono quelle a nord dell’Arno; a sud del fiume, non si rilevarono forti criticità. Pochi chilometri di distanza…".

A.C.