La moda ancora nella tempesta. La crisi affonda di più il morso: "Oltre 2.700 operai sono in cig"

L’allarme del sindacato di zona : "A rischio la tenuta del distretto della pelle e della scarpa". Sono 350 le aziende che hanno chiesto gli ammortizzatori sociali per poter ’respirare’.

La moda ancora nella tempesta. La crisi affonda di più il morso: "Oltre 2.700 operai sono in cig"

La moda ancora nella tempesta. La crisi affonda di più il morso: "Oltre 2.700 operai sono in cig"

Una situazione preoccupante. Nella quale ci sono già imprese a rischio. Si intensificano i venti della crisi del settore moda. Se l’anno scorso era stato complicato, i primi numeri del 2024 indicano burrasca. È la Cgil a fare il punto nel distretto del Comprensorio del Cuoio che è uno dei motori del comparto a livello regionale, con la sua produzione di pelle, cuoio e calzature di alta gamma per le grandi firma della moda internazionale. Ma cosa sta accadendo? Siamo di nuovo dentro una crisi profonda. I sindacati lanciano l’allarme, davanti a numeri già drammatici. Il primo dato: la cig da inizio anno coinvolge nel distretto 350 aziende e 2700 lavoratori per un totale di 1750 ore.

"Un altro dato fonte di grande preoccupazione – ha detto Alessandro Conforti della Camera del lavoro – sono i 75 licenziamenti in soli quattro mesi. E stiamo parlando di aziende con più di 15 dipendenti che quindi hanno l’obbligo di fare la comunicazione al sindacato. Infatti crediamo che i posti di lavoro persi siano molti di più perché non possiamo avere contezza di quello che succede, o è già successo, nelle realtà più piccole". "La tenuta del distretto è rischio – ha detto Loris Mainardi, segretario regionale Filctem Cgil – sotto l’onda di questa crisi che viene da lontano, passata attraverso il Covid e acuita prima dalla guerra in Ucraina e poi dalle tensioni in Medio Oriente. Tutta la filiera della moda è in crisi perché quando ci sono tensioni crollano gli acquisti: non si produce pelle perché i livelli di vendita di beni di lusso sono bassissimi. La produzione a picco si evince anche dal lavoro dei depuratori dove si registra un calo delle acque depurate che supera il 40%". La Russia, solo per la scarpa, valeva prima della guerra il 28% del fatturato, l’Ucraina l’8%. Ad aggravarne il quadro c’è il nodo della cassa integrazione degli artigiani che ha una durata inferiore, tant’è che per molte sta finendo. "Qui – aggiunge Conforti – siamo oltre la riserva, il serbatoio è praticamente a secco, serve agire subito". La Cgil ha chiesto un tavolo in regione per invocare le prime misure come l’azzeramento di quanto già utilizzato dagli artigiani per poter ripartire con il pieno delle ore disponibili. "Potrebbe essere decisivo per traghettare molte aziende al dopo ferie", aggiunge Mainardi. Anche se le previsioni indicano una ripresa solo per gennaio-febbraio 2025.

"Come arrivarci? – dice Mainardi –. Questo il grande interrogativo. Dobbiamo evitare una strage di posti di lavoro e la perdita di aziende. Alcune sono già in forte difficoltà". Per non arrivare strematici ai giorni in cui l’economia riprenderà a girare.

Carlo Baroni