"La mafia arriva anche alla fine, ma arriva"

L’onorevole Rosy Bindi, già presidente dell’apposita commissione parlamentare, ha parlato ad un convegno on line del caso Keu

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di Carlo Baroni

EMPOLI

La storia delle "terre avvelenate" e gli appetiti degli affari. Un’inchiesta, quella Keu, che ha travolto il distretto delle pelli di Santa Croce e sconvolto la politica toscana (19 gli indagati a vario titolo, anche alcuni politici), che, ad un anno dallo scandalo, potrebbe essere vicina alla chiusura delle indagini. Ma anche un’inchiesta che ha spinto, almeno una parte della politica, a riflessioni sulle infiltrazioni criminali nei territori ed a lanciare un’allerta carica di significati. Come nel caso dell’onorevole Rosy Bindi, già presidente della commissione parlamentare antimafia, che è intervenuta ad un convegno online sulla mafia organizzato da Sinistra Italiana Toscana, e che ha parlato dell’inchiesta Keu.

Nel caso Keu, secondo la Bindi, in qualche modo, c’era necessità di un soggetto "che smaltisse i rifiuti tossici". Un soggetto "chiave" nel sistema. "Qui la mafia arriva alla fine del processo – ha detto la Bindi, riferendosi alla vicenda –. Il caso Keu è emblematico da questo punto di vista: la mafia arriva alla fine". Nel teorema della procura distrettuale, infatti, entra anche la ‘Ndrangheta.

Tra gli indagati c’è Francesco Lerose, 53 anni, soggetto ritenuto centrale nell’inchiesta (per traffico illecito di rifiuti e corruzione), sospettato dall’antimafia di essere in contatto con le famiglie ‘ndranghetiste crotonesi riconducibili alla cosca Grande Aracri di Cutro. La ditta Lerose, è emerso, era quella a cui veniva inviato da Acquarno il Keu dal 2012 per essere riciclato. L’imprenditore lo utilizzava, stando alle accuse, per riempimenti e sottofondi stradali nonostante, secondo le indagini, non ne fosse consentita tale modalità di recupero perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque solfati, cloruro e cromo. Invece le "terre avvelenate" sarebbero finite a tonnellate nell’empolese sotto la 429, in mezza provincia Pisa e anche altrove. E in Aquarno, per gli inquirenti, "vertici e responsabili dei vari settori operativi di riferimento sapevano con chiarezza che il Keu era talora destinato ad una lavorazione non conforme ai parametri previsti dalle norme e dalle prescrizioni".

"Non mi meraviglio che la politica non reagisca, non mi meraviglio che non reagisca l’associazione degli imprenditori, perché sono parte in causa. Certo loro non sono mafia", ha aggiunto Rosy Bindi. Ma la mafia è sempre in agguato e sa come muoversi. "E la mafia arriva", ha messo in guardia la Bindi. Sempre al momento giusto.