Doveva essere una lettera di protesta indirizzata al sindaco. "Per noi giovani mancano spazi di ritrovo". Ma da una lamentela è un nato progetto. Si sono date un nome, hanno costituito un’organizzazione giovanile e sono partite con le attività. Dietro a "Dimensione Zero" ci sono sei studentesse universitarie del 2001, di Montelupo Fiorentino, amiche - non a caso - da quando di anni non ne avevano neppure uno. Nate e cresciute insieme, Sofia Rossi, Michela Ndjamen Tomi, Gaia Focardi, Chiara Tizzanini, Chiara Donzelli e Sofia Dacci hanno partecipato al bando "Ri-Genera", lo hanno vinto e ora lavorano allo spazio "dei sogni" che sia a disposizione dei giovani del paese. "Quella lettera non l’abbiamo mai inviata - raccontano le ragazze - E da lì è nata l’idea di Dimensione Zero. La nostra passione è stata premiata con il bando, abbiamo imparato tanto, partiamo da una grande consapevolezza: noi giovani, soprattutto dopo il periodo difficile che abbiamo affrontato, abbiamo bisogno di viverci, condividere, divertirsi, sbagliare e crescere insieme". Il luogo fisico immaginato da questo gruppo tutto al femminile è stato messo a disposizione dal Circolo Il Progresso che ha concesso l’area dell’arena estiva e dell’ex pallaio nel piazzale dei Continenti, "il posto perfetto per noi da gestire in autonomia - dicono le ragazze - e dove poter esprimere quello che abbiamo voglia di fare". Iniziative di socialità, ricreative ma anche più impegnative. Il modello è il caffè letterario: un bar, tavolini sia all’interno che all’esterno, uno spazio dedicato allo studio, una zona relax con giochi da tavolo, una piccola biblioteca condivisa e possibilmente un biliardino. C’è anche un manifesto. "Ci dissociamo dai comportamenti violenti e vandalismo, non fanno parte della nostra realtà. Portiamo avanti un’idea di gioventù pronta a socializzare, condividere e divertirsi senza ledere agli altri". Dimensione Zero sarà un posto inserito nella comunità, "una dimensione in cui ognuno può essere se stesso. Nasce da una sensazione di esclusione per noi giovani, il nostro sentirsi Zero. Allo stesso tempo fa riferimento alla Generazione Z di cui facciamo parte". La pandemia è stata la molla decisiva. "Durante il Covid ci siamo strette l’una all’altra - racconta Michela Ndjamen Tomi- Abbiamo capito che condividere tempo di qualità è importante. Ma dove? Un posto non c’è? Facciamolo". I primi eventi sono stati un successo: serate di autofinanziamento, cena con spettacolo teatrale, discoteca e fluo party. "E per noi vecchietti organizzerete qualcosa?" La richiesta arriva dai più grandicelli. "Ci motiva ad andare avanti. Siamo aperte alle proposte". Ylenia Cecchetti