
Manifestazione a Castelfiorentino di fronte ai cancelli della fabbrica
Castelfiorentino, 6 ottobre 2019 - Il mobilificio «La Falegnami» di Castelfiorentino ha avviato le procedure di licenziamento per i 47 dipendenti. Si è materializzato il fulmine preannunciato all’incontro in regione con i sindacati dove la proprietà aveva detto che avrebbero chiuso. «Non ci potevo credere – sbotta Marco Carletti, segretario della Fillea-Cgil di Firenze –: ho sperato che le cose non andassero in questo modo. Ma così non è stato». Il sindacalista è stato colpito dalla scelta dell’azienda castellana e chiede alle forze sociali e alla politica aiuti concreti, che vadano al di là di una generica solidarietà che ai lavoratori non servirebbe a molto.
Neppure i forti sacrifici fatti dai lavoratori, scesi nel lungo periodo di difficoltà da 114 ai 47 attuali, ha cambiato il quadro di riferimento. «Gli operai hanno visto il proprio reddito – aggiunge Carletti – falcidiato da casse integrazioni, contratti di solidarietà, rinuncia alla 14° mensilità, ai premi individuali e ai premi di risultato ed in ultimo da un part-time voluto proprio per evitare licenziamenti. Questa conclusione della storia è un pugno in faccia a loro, alle loro famiglie e al territorio. In questi anni i dipendenti della Falegnami hanno investito il loro reddito nella fabbrica perché hanno creduto nel prodotto e nel territorio. Hanno creduto alla proprietà, alla politica locale e al tessuto sociale nel quale sono cresciuti e crescono i loro figli. Questi lavoratori sono stati traditi da chi non ha mai investito ed innovato». Carlettti, poi, evidentemente infuriato per l’accaduto, va oltre: « La proprietà non pensi di potersi trincerare dietro “la forma” perché le presenteremo il conto nel terreno della sostanza e del danno economico e sociale che ha prodotto. Nessuno potrà sentirsi non coinvolto in questa irresponsabile conclusione, neanche la politica che sempre si è detta vicina ai lavoratori della Falegnami. Ora è tempo di atti e fatti concreti tesi al salvataggio della fabbrica, quello degli ordini del giorno e delle dichiarazioni è finito».
A meno di fatti nuovi, si pone la parola fine alla lunga storia della Falegnami, iniziata, come per tante altre aziende, come una cooperativa nell’immediato dopoguerra. L’azienda, poi, ha subito altre crisi, finché si è passati a una mutazione genetica della società, passata in mano a imprenditori privati. Però il settore del mobile da un po’ di anni a questa parte, con la crisi epocale avviata nel 2008, ha avuto una vita stentata. E i risultati si vedono. Nel caso castellano c’è in più l’amarezza per i sacrifici compiuti che non hanno prodotto il risultati per cui li si faceva: salvare il punto produttivo e soprattutto il posto di lavoro.