Delitto Checcucci, una mattanza di 15 minuti

Le armi ed i vestiti ritenuti quelli del presunto killer sono affidati agli approfondimenti di una biologa forense

Castelfranco di sotto, il sindaco Gabriele Toti sul luogo del delitto

Castelfranco di sotto, il sindaco Gabriele Toti sul luogo del delitto

Castelfranco (Pisa), 26 novembre 2020 - Sono le 9,55 di domenica 27 settembre quando Luigi Cascino, 53 anni, originario di Canicattì, avrebbe iniziato la sua brutale aggressione ai danni del vicino di casa Roberto Checchucci, 53 anni, di Fucecchio. Un’orario calcolato dagli inquirenti vagliando i "frame" chiave delle telecamere e calcolando i tempi di percorrenza in base alla distanza tra i due mostrata dalle immagini.

La furia omicida sarebbe durata un quarto d’ora: dieci i fendenti inferti con un coltello da cucina, e due i colpi alla testa vergati con il manico di un mazzuolo da muratore. Una sequenza micidiale che inizia nel punto dove comincia il canneto, la zona più riparata – dov’è stato trovato del sangue e dove si presume la colluttazione tra i due potrebbe averli portati a lottare a terra – e termina 190 metri più avanti, nel posto dov’è stato trovato il corpo senza vita di Checcucci, finito dagli ultimi colpi del suo carnefice. Le armi del delitto, che i carabinieri hanno trovato nell’armadietto dell’uomo sul posto di lavoro la mattina dell’arresto alle 4,30 (un’azienda di servizi ambientali di Fucecchio), sono stati consegnati alla dottoressa Spinetti la biologa forense pisana che ha isolato il dna "Ignoto Uno" che poi è stato associato al profilo dell’uomo ritenuto il presunto killer dell’argine dell’Arno a Castelfranco, dando la svolta decisiva all’inchiesta.

Sulle armi si ora cercano tracce di quell’accaduto minuziosamente ricostruito da una complessa indagine – coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Fabio Pelosi – e andata avanti senza sosta per oltre cinquanta giorni da parte dei militari del nucleo investigativo di Pisa e della compagnia di San Miniato che, quella domenica, si trovarono davanti ad un delitto la cui complessità fu immediatamente chiara. Ma facciamo un passo indietro.

Sono le 9,21 quando la telecamera ad un chilometro e 80 da via Dei Tavi inquadra Checcucci. Un minuto dopo ci sono i passi dello "smanicato" (definito così per il giubbino senza maniche che indossava quella mattina) ed al quale un volto ed un nome è stato dato quando Ignoto Uno è stato associato al profilo di Luigi Cascino – quindici giorni fa ricavandolo da un etilometro al figlio – e quando la visione di alcune immagini confermavano la somiglianza con quel vicino di casa con cui c’erano ruggini da anni. Infine la rilettura ex post di alcuni passi falsi commesso dal 53enne ha dato per l’impianto accusatorio – accolto dal Gip che ha emesso la misura cautelare – la quadratura finale del cerchio.

Viene fissata alle 10,10 l’ora in cui Checcucci crolla sotto i colpi del suo assassino. Solo alle 10,50 scatta l’allarme al 112 da parte dell’uomo che trova il corpo dopo che testimoni, arrivati vicini all’argine, avevano visto dei movimenti di due soggetti senza dare loro troppo peso, forse ritenendo che si trattasse di una coppia di sbandati.

Dopo l’arresto di Luigi Cascino – avvenuto sul posto di lavoro – i carabinieri hanno effettuato una lunga ed accurata perquisizione a casa dell’uomo, sposato e padre i due figli: qui, piegati, lavati e stirati hanno trovato gli abiti ritenuti quelli indossati dal presunto killer che avrebbe agito con premeditazione per vecchie liti condominiali con la famiglia della vittima. Gli indumenti non presentano evidenti macchie ematiche, ma solo aloni di sporco rimasti nonostante il lavaggio. Anche questi saranno sottoposti ora ad accurata analisi per rafforza, con ulteriori elementi, il quadro dell’indagine che è, ovviamente, ancora in pieno svolgimento.