Covid Empoli, "Ancora inaccessibili ai parenti case di riposo e centri per disabili"

Nasce un gruppo su Facebook per dare voce ai tanti che lamentano il bisogno di incontrare la famiglia

Una vaccinazione

Una vaccinazione

Empolese Valdelsa, 4 maggio 2021 - A piccoli passi tutto sta riaprendo. Ma case di riposo, residenze sanitarie per disabili e comunità alloggio protette no. Ospiti e personale sono tutti vaccinati, ma l’abbraccio con figli, parenti e amici resta un sogno. Senza contatti la salute mentale di chi sta dentro, ma anche di chi sta fuori, peggiora. La sofferenza è così tanta che genitori, fratelli, sorelle e amministratori di sostegno delle persone ospiti della rsd La Ginestra di Castelfiorentino e della cap Villa Fucini di Empoli hanno dato vita a una community su facebook per dare voce a Federico, Andrea, Alessio, Carlo, Francesco, Stefano, Maria e a tutte le altre persone che vivono in queste strutture dell’area dell’Empolese Valdelsa.

Una vaccinazione
Una vaccinazione

Valter Marconi, padre di Andrea ospite nella struttura castellana, continua a vedere il figlio una volta alla settimana attraverso il cancello. Dopo una breve riapertura in estate, la struttura è stata chiusa a seguito delle ondate del virus. E nessuno, dalla Regione al Governo, ha indicato le misure per una riapertura in sicurezza.

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«E’ davvero uno strazio – spiega Marconi – Io e mia moglie soffriamo molto. Andrea, che prima delle chiusura totale faceva ippoterapia, adesso teme che le sue cavalle, Rose e Itaca, non lo riconoscano più. Questi ragazzi sono forti ma non possiamo continuare a tenerli prigionieri. A me pare – aggiunge il padre – che nessuno si voglia prendere la responsabilità di decidere; si cerca, al contrario, di non affrontare il problema sperando nel calo estivo dei contagi. Ma che modo è di gestire le cose?".

Anche Valentina Vanni chiede risposte. Suo fratello, Stefano, è autistico e risiede a Villa Fucini. Prima che chiudessero le porte al mondo esterno una volta alla settimana andava a prenderlo e lo portava a casa per pranzo. "Era un momento bello, di condivisione per noi e per lui. Chissà quando potremo di nuovo riviverlo".

La sorella ha avanzato proposte a tutti i livelli, come ad esempio l’effettuazione del tampone per i familiari. "Non ho mai ricevuto risposte se non ondivaghe – racconta – A cosa serve la vaccinazione se poi tutto resta come prima? Non solo - aggiunge - Il problema si è ulteriormente burocratizzato: pare che la Regione aspetti il pronunciamento del ministero competente. Ma nessuno sollecita. Questo silenzio sembra quasi volerci dire "avete avuto per i vostri cari la garanzia della salute, fatevela bastare".

Anche la direttrice della rsa ’Vincenzo Chiarugi’, Mariella Bulleri, attende disposizioni. Dei 120 ospiti soltanto tre non sono ancora immunizzati (uno perché è entrato da poco in struttura, un altro perché al momento della vaccinazione era in ospedale, il terzo perché non ha dato il consenso). "Con la stanza degli abbracci, che va molto bene, abbiamo ricreato quel contatto che mancava, ma è necessario pensare e organizzare delle riaperture". Bulleri rifiuta anche l’idea di un ‘patentino’ per le visite, che consenta l’accesso sol tanto a chi è già vaccinato. "Non vorrei mai ritrovarmi a dover mandare indietro un parente perché non ha ancora fatto il vaccino – dice la direttrice –. Si escluderebbero i familiari più giovani. E sarebbe un ulteriore danno per i nostri anziani".