IRENE PUCCIONI
Cronaca

Concorrenza sleale, ditta condannata per danni. Maxi multa e veto sui prodotti

La Rego di Montelupo ha vinto, in primo grado, la battaglia giudiziaria contro la Livith di Montespertoli

Ditta condannata (foto di repertorio)

Ditta condannata (foto di repertorio)

Montelupo Fiorentino (Firenze), 3 gennaio 2024 – Due ditte che producono dispositivi anticaduta. Una, la Rego Srl, ha sede a Montelupo Fiorentino; l’altra, la Livith Spa, si trova in località Martignana nel comune di Montespertoli. La prima produce e commercializza i suoi prodotti dal 2009, la seconda è nata nel 2014 fondata da alcuni dipendenti e clienti della prima. Dal 2017, tra le due, va avanti un duro braccio di ferro nelle aule di tribunale perché l’azienda montelupina accusa quella montespertolese di aver compiuto (e di stare ancora compiendo) illeciti di carattere commerciale concretizzati in atti di concorrenza sleale dove, da una parte viene contestata l’imitazione servile dei prodotti di Rego anche mediante l’appropriazione del proprio know-how; dall’altra la sottrazione di importanti clienti.

Ebbene, dopo sei anni Rego ha vinto la prima battaglia. Il tribunale di Firenze ha riconosciuto le ragioni della azienda di Montelupo e condannato in primo grado la concorrente al pagamento di quasi 117mila euro. In più "inibisce a Livith la prosecuzione e/o la ripetizione degli illeciti accertati e la commercializzazione dei prodotti indicati come imitati nelle relazione del consulente tecnico d’ufficio".

Nelle pagine della sentenza pronunciata dal giudice Liliana Anselmo lo scorso 10 dicembre, viene spiegato che "l’istruttoria espletata e i documenti prodotti dalle parti hanno dimostrato che Livith si è appropriata velocemente ed illecitamente di parte della clientela di Rego che, invece, aveva acquisito con sforzi finanziari negli anni precedenti e durante il periodo di avvio commerciale". Durante l’iter giudiziario Rego ha prodotto l’elenco dei suoi clienti storici che sono stati oggetto di sviamento con relativi fatturati annuali. L’esibizione dei registri Iva di Livith ha confermato la circostanza in modo incontrovertibile.

"Altri elementi che depongono per la sussistenza dell’illecito – si spiega ancora nella sentenza – provengono dal confronto dei cataloghi delle parti dai quali si scorge che Livith utilizza la medesima modalità di impaginazione. In particolare si evidenzia: la scelta di un identico colore per l’identificazione del tipo del prodotto; la scelta di un identico modo di renderizzare i singoli prodotti del catalogo e l’identica associazione fra i vari tipi di sfondo ed i singoli campi di impiego dei prodotti; l’identico riferimento alla medesima applicazione (configuratore testi) in grado di progettare la messa in sicurezza di una copertura; l’assunzione delle medesime codifiche ed impostazioni commerciali assunte da Rego, come ad esempio la vendita dei prodotti nel formato di “kit”".