Donna incinta morta in ospedale a Empoli, è il giorno dell’addio

In tanti si sono stretti alla famiglia di Barbara Squillace, la 42enne morta in ospedale

Barbara Squillace

Barbara Squillace

Empoli (Firenze), 25 luglio 2018 - La bara di legno chiaro. Le rose, dono di mamma Grazia e della sorella Debora. E i fiori di Marco, marito costretto a dire addio al suo grande amore. E’ in piedi accanto alla ‘sua’ Barbara. Barbara Squillace, la donna di appena 42 anni deceduta giovedì nel reparto di ostetricia dell’ospedale di Empoli, dopo sei giorni di ricovero per iperemesi gravidica.

Nausea e vomito la tormentavano, insieme a forti dolori. Era incinta di quattro settimane, dopo una fecondazione assistita andata a buon fine. Era il terzo tentativo.

"Perché per Barbara diventare mamma era una ragione di vita", ha spiegato il marito, distrutto dal dolore eppure, come il resto della famiglia della giovane scomparsa prematuramente, determinato a sapere che cosa abbia causato la morte della moglie. "Se qualcuno ha sbagliato, è giusto che paghi", ha commentato, tormentato dal pensiero che "Barbara potesse essere salvata".

Nelle sale del commiato del San Giuseppe, dove il feretro della 42enne residente a Spicchio di Vinci è esposto da ieri, la famiglia non si stanca di stringere mani e accogliere amici e conoscenti, lì per dare un ultimo saluto a Barbara, sorriso dolce, «buona con tutti, anche troppo», come ricorda chi la conosceva bene. Lavorava in una pasticceria industriale in via Limitese, poco lontano dalla casa dove viveva con i suoi affetti più cari e dove non farà più ritorno.

Mercoledì 25 luglio alle 16, nella chiesa di Sovigliana, saranno celebrate le esequie, fino a quel momento la salma resterà nelle cappelle dell’ospedale di viale Boccaccio. Ma intanto non si fermano le attività di indagine coordinate dal pm Ester Nocera. Si attendono risposte dall’esame autoptico eseguito all’istituto di medicina legale di Pistoia, mentre domani si riuniranno anche gli esperti individuati dalla Regione per fare luce su un caso ancora con troppe zone d’ombra.

A partire dall’occlusione intestinale, come spiegato dalla famiglia individuata dal medico incaricato del riscontro diagnostico voluto dalla Asl. Una patologia ‘nascosta’ che ha dato il la all’indagine della Procura.