
Un momento della sfilata con il ciuco (fotoservizio FotocronacheGermogli)
Empoli, 22 giugno 2025 – Quando finalmente, verso le 22.30, il ciuco ha spiccato il volo dal campanile della Collegiata, una parte del pubblico ha sorriso, un’altra ha persino applaudito, con un pizzico di amarezza. Perché quest’anno il fantoccio si chiama Roberto. E non a caso. Si affonda il colpo con eleganza e con un certo gusto per il sarcasmo calcistico. Dopo “Messer Mi Candido da Empoli“ (omaggio ai candidati sindaci dell’anno scorso vista la concomitanza con le elezioni amministrative) stavolta il riferimento è fin troppo chiaro: l’Empoli è retrocesso in serie B e la cartapesta prende forma e nome prestati al suo ormai ex allenatore.

“Roberto“ fa un volo in picchiata. Proprio come la squadra. E il popolo empolese, ironico per tradizione, non si lascia sfuggire l’occasione per una stoccata in pieno stile ciuco volante: simbolica, catartica, teatrale. Roberto, come il D’Aversa che vola giù, in basso alla classifica. Del resto, il “Volo del Ciuco“ da sempre mischia storia e attualità, folklore e presente. Prendendo spunto dai fatti di cui si è (s)parlato in città durante l’anno, non è mancato, a campionato finito, il riferimento squisitamente calcistico, per giocare sull’orgoglio di quei tifosi che hanno visto infrangersi il sogno di “stare tra i grandi”.
Ma non tutto è stato ironia. Prima della frecciata sagace, l’edizione numero 544 della manifestazione ha segnato la pace simbolica con San Miniato, sancita dai due sindaci in costume medievale Alessio Mantellassi e Simone Giglioli. Dopo secoli di rivalità, la stretta di mano seguita da un corteo degno della miglior diplomazia rinascimentale. Un gesto che vale molto di questi tempi.
“La rievocazione – commenta Mantellassi – si basa su un conflitto realmente accaduto, con una ricostruzione che vuole farsi beffa del popolo di San Miniato. Da allora a oggi, molte guerre si sono succedute, siamo arrivati ad altri conflitti molto vicini a noi come quello in Ucraina e quello in Palestina. Ringrazio la compagnia di Sant’Andrea per aver avuto l’idea di organizzare un momento di pace, simbolico ma che tanto ha da dire sull’Occidente, sulle guerre in corso”.
Letta la pergamena, quando il ciuco ha preso il volo – perché gli asini volano almeno una volta l’anno, a Empoli – il cerchio si è chiuso. Con ironia, divertimento e un po’ di amara consapevolezza (calcistica), ma anche con la leggerezza necessaria a guardare avanti. Chissà, l’anno prossimo magari il ciuco tornerà a volare... in alto.
Y.C.