La Toscana ora o mai. Piano ribaltone 2025

A primavera si vota a Siena e Pisa, 5 anni fa al centrodestra. Interessante capire se il popolo di centrosinistra passato a votare Lega si sposterà nuovamente su FdI

Pecore Elettriche

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Firenze, 19 febbraio 2023 - Dopo la cenciata alle elezioni regionali di Lombardia e Lazio per il Pd sta per aprirsi un caso Toscana. Manca ancora un anno e mezzo al 2025, ma nel Pd c’è molta agitazione, complice anche il congresso nazionale per scegliere il nuovo segretario. "Le sconfitte in Lombardia e Lazio confermano purtroppo che il Pd sta correndo verso il baratro, al di là dei meriti e demeriti dei singoli candidati. O si cambio o si muore. Se andiamo avanti così rischiamo di perdere anche la Toscana nel 2025", ha detto il deputato Emiliano Fossi, candidato alla segreteria del Pd toscano. "Il partito va rivoltato - attacca Fossi - a fine di bene: per farlo ri-votare. Perché se andiamo avanti così, rischiamo di sparire", ha detto ancora Fossi, ex sindaco di Campi Bisenzio. "Lo chiedo soprattutto a chi ha guidato, o ritiene di aver guidato, il Pd finora: ma non siete stanchi di perdere? Perché io sì. Da morire", ha scritto l’aspirante segretario ragionale del Pd in un tweet.

"Siamo ridotti a usare lo schema usato da Renzi anni fa?", gli ha risposto ironicamente l’ex deputata del Pd Elisa Simoni, che pure sarebbe politicamente vicina a Fossi: "Un compagno molto serio giorni fa ha detto una frase che vorrei tornasse a essere del Pd: le responsabilità di una classe dirigente sono collettive se si fa parte di quella classe dirigente". Le prossime elezioni regionali in Toscana potrebbero essere assai appassionanti. Ma intanto in primavera si vota a Pisa e Siena, dove governa il centrodestra dal 2018. Sono entrambe vittorie clamorose risalenti a quando soffiava forte il vento del leghismo. Ora sarebbe interessante capire se quel popolo di centrosinistra che è passato a votare Lega si sposterà nuovamente su Fratelli d’Italia.

Per il mio libro-reportage su Pisa, "Come si diventa leghisti", trovai soprattutto nelle periferie e nei quartieri popolari molti ex elettori di sinistra che avevano scelto Matteo Salvini, ritenendolo capace - mi dissero - di rappresentare gli ultimi e i penultimi. Oggi potrebbero essere attratti dalla leader di Fratelli d’Italia. Un po’ come tutti, in questo momento. Perfino il New York Times non ne parla male, ricordando che dopo lo sbarco a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, la sinistra aveva iniziato a suonare l’allarme per la democrazia italiana, l’Unione Europea si stava preparando a considerare l’Italia un paese alla stregua di Ungheria e Polonia, gli investitori internazionali erano preoccupati. Ma Meloni, dopo oltre 100 giorni di governo, "ha dimostrato di essere meno prevedibile. Ha mostrato lampi di rabbia nazionalista, suscitando timori in patria e all’estero che una svolta autoritaria rimanga appena dietro l’angolo. Ma finora, ha anche governato in maniera meno ideologica e più pratica".

Certo, rimane sempre il problema di qualche suo compagno di governo, come Silvio Berlusconi, che di recente si è fatto riconoscere per le sue sortite su Zelensky, ma in sostanza - dice il New York Times - Meloni non è la irriducibile fascista che tutti temevano. Il centrodestra, oggi in modalità destra-centro, può confermarsi alla guida di Pisa e Siena. Gli manca invece Firenze e la Regione Toscana. Basterà l’effetto band wagon di Meloni o servirà anche una candidatura all’altezza? Di certo non è con gli Ubaldo Bocci che la destra-centro toscana potrà prevalere (anche se viene il dubbio che con questo Pd oggi potrebbe pure bastare).

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