Superbonus, crediti bloccati: ecco chi rischia di pagare

Cittadini, imprese e banche rimasti con il cerino in mano. Gli amministratori di condominio: “Situazione kafkiana, nessuno ha il coraggio di dare il via alla guerra di carte bollate”

Alessandro Ferrari, Confartamministratori

Alessandro Ferrari, Confartamministratori

Firenze, 14 giugno 2022 – Ottenere il Superbonus non è mai stato una passeggiata. Nei condomini si deve procedere così: si chiama un termotecnico per l'analisi dell'edificio, si produce tutta la documentazione necessaria, quindi viene fatta l'assemblea dei condomini per deliberare i lavori. Con la delibera in mano, alla ditta edile viene chiesto lo sconto in fattura. La ditta porta la modulistica, firmata da tutti i condomini, alla banca, la quale poi restituisce i soldi all'azienda che ha effettuato i lavori. I condomini non devono versare un euro. Ma il meccanismo si è inceppato e a rischiare di restare con il cerino in mano sono tutti quanti: cittadini, imprese e anche le banche, che, nell'incertezza, non cedono i crediti. Chi rischia di più, però, sono cittadini e imprese: i primi rischiano di trovarsi a pagare migliaia di euro per finire i lavori, le imprese rischiano di fallire. Abbiamo fatto il punto della situazione con Alessandro Ferrari, presidente di Confartamministratori.

Cosa rischiano i condomini che hanno fatto i lavori con il Superbonus 110? "Una premessa: a rischiare non sono solo i condomini che hanno fatto i lavori con il 110, ma anche con il 90. Poi, rischia di più chi ha fatto con le ditte contratti poco garantiti".

Cioè? "Se nel contratto è specificato che i condomini fanno i lavori con la cessione del credito e la ditta ha accettato questa condizione, non c'è rischio, almeno in teoria, che i lavori li paghino le famiglie. Se questa indicazione non c'è, o se l'impresa ha inserito nel contratto che comunque entro sei mesi, per fare un esempio, deve essere pagata, allora esiste il rischio che questi condomini dovranno sborsare i soldi, anche se a loro volta potranno fare ricorso per difendersi. La preoccupazione, comunque, c'è per tutti. Siamo in una situazione kafkiana e non ci sono certezze per il futuro".

Qual è invece la situazione dei condomini che hanno deliberato di fare i lavori solo dopo il blocco della cessione dei crediti? "Questi si troveranno a pagare sicuramente il termotecnico che ha fatto l'analisi dell'edificio. Sono 2-300 euro a testa, mediamente. Perché se i lavori non partono, il termotecnico comunque va pagato".

Perché i lavori non partono? "Perché non ci sono più ditte edili disponibili a fare i lavori con la cessione del credito".

E il suolo pubblico? "Anche questo va pagato comunque. E' il condominio che lo paga in anticipo. E se il cantiere resta aperto più a lungo, anche se c'è questa situazione che non dipende certo dai condomini né dalle imprese, non sono previsti sconti né esoneri. I Comuni in questa situazione sono gli unici che continuano a incassare".

Le imprese edili sono già al collasso? "Per forza. E' da gennaio che non riscuotono un euro. Ci sono aziende che hanno fatto lavori da 200-300mila euro e non hanno incassato niente. Per non essere inadempienti rispetto al contratto continuano a lavorare, anche se molto lentamente. Lasciano i ponteggi, i cantieri sono comunque aperti. Nel frattempo si stanno indebitando con le banche, prendendo ulteriori finanziamenti, a tassi però ben più alti di quelli concordati. Sopravviveranno solo le imprese più grandi, con le spalle coperte dal punto di vista finanziario. Le imprese più piccole non ce la fanno, il fallimento è vicino. Ma se salta il sistema delle imprese edili, rischia l'intero tessuto economico e non si troverà più nemmeno un muratore che verrà a fare una manutenzione ordinaria".

Si rischia anche una guerra di carte bollate? "In teoria sì. Perché da una parte i condomini potrebbero fare causa alle imprese che non hanno concluso i lavori, dall'altra le imprese possono rivalersi sui primi perché non hanno incassato niente. Nessuno però ha il coraggio di far partire i ricorsi. Nel circuito cittadini, imprese, banche, si cerca di non strappare con nessuno perché tutti hanno l'obiettivo di finire i lavori e recuperare i soldi. Resterebbero cantieri aperti, suoli pubblici da pagare e crediti che chissà quando e mai si potranno vendere".

Con l'approvazione del nuovo decreto Aiuti cambierà qualcosa? "Non credo. Non sono fiducioso. Da novembre ad oggi è stata una continua modifica e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Siamo tutti preoccupati, non è una situazione sana. Sicuramente non è quello che aveva promesso più volte in piena pandemia il Governo".