La pasta è sempre più salata Il grano scende, gli spaghetti no Interviene la Commissione prezzi

I rincari arrivano al 17 per cento nonostante la diminuzione dei costi di materia prima ed energia elettrica. Attorno al tavolo amministratori locali, autorità, associazioni di categoria e rappresentanti dei consumatori.

Il prezzo della pasta che sale a dismisura sarà il primo argomento di lavoro per la Commissione di allerta rapida sui prezzi nata lo scorso marzo. Un battesimo visto che quella già indetta per l’11 maggio a palazzo Piacentini è nei fatti la prima riunione del nuovo organo. A convocarla, su mandato del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è stato il neocommissario Benedetto Mineo, Mister Prezzi nella vulgata politica. Il gruppo di lavoro è composto da rappresentanti delle amministrazioni, dalle autorità competenti e dalle associazioni di categoria e dei consumatori.

Al banco degli imputati ci sono i listini dei prezzi di pasta pasta e affini, che secondo il ministero hanno fatto registrare un aumento del 17,5% rispetto all’anno precedente, nonostante la riduzione del prezzo del grano e dei costi di energia e affini.

Sul tema ieri, in Question time al Senato, è intervenuto anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, spiegando che la speculazione sulla pasta "è la prima cosa da contrastare". "Il nostro intento - ha dichiarato - è riattivare quanto prima la Commissione sperimentale nazionale per il grano duro, non escludendo di procedere alla costituzione di una Commissione Unica Nazionale, per rafforzare il dialogo tra gli attori della filiera e per la formazione di un prezzo condiviso a livello nazionale".

La situazione vede "un’anomalia su cui è bene fare chiarezza" secondo la Coldiretti, che ricorda come il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 36 centesimi al chilo ad un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il prezzo della pasta è aumentato circa il doppio dell’inflazione. Le associazioni dei consumatori, Assoutenti e Codacons, vedono nella convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi una prima vittoria. Assoutenti lo scorso aprile aveva presentato una segnalazione al Mimit e a Mister Prezzi su alcune anomalie nell’andamento dei prezzi al dettaglio della pasta in Italia che solo in 12 province risultavano inferiori ai 2 euro al chilo. Il Codacons calcola che i rincari medi per la pasta del 18,2% registrati dall’Istat a marzo rispetto all’anno precedente hanno ricadute di oltre 25 euro in media a famiglia e annuncia un esposto anche all’Antitrust. L’Unione nazionale consumatori teme fine che "viste le denunce ripetute fatte nei secoli, la moral suasion serva molto a poco" e ritiene come fino a quando la speculazione non sarà definita una pratica scorretta, si avranno sempre "armi spuntate contro i prezzi troppo alti". I prezzi della pasta fresca e secca stanno salendo ininterrottamente da giugno 2021, secondo l’Unc, e da allora a marzo 2023 sono rincarati del 37 per cento.