Volontariato in crisi, vocazioni in calo e costi alle stelle: "La politica ci ascolti"

L’allarme delle associazioni: "I giovani vengono ancora da noi, però scelgono la protezione civile al posto dei servizi sociosanitari. Siamo pronti a supportare la pubblica amministrazione: noi conosciamo i veri bisogni delle comunità"

I giovani che fanno volontariato in Toscana

I giovani che fanno volontariato in Toscana

Firenze, 6 agosto 2022 - Più costi e meno personale. Il volontariato toscano si trova ad affrontare una doppia crisi: quella economica e quella umana. "Entrambe scaturiscono dal plus valore per mantenere il welfare toscano a fronte degli effetti della pandemia – sottolinea il presidente regionale Anpas, Dimitri Bettini –. È cambiato il lavoro della sanità e anche il nostro: se prima era focalizzato sul trasporto sanitario, oggi siamo impegnati su più fronti, dall’ambiente alla protezione civile, dalla violenza di genere agli incendi".

Con inflazione, carburante e bollette, sono aumentati anche i prezzi dei presidi da utilizzare. "Abbiamo dovuto farci carico di spese ingenti a tutela dei fragili – ricorda Domenico Giani, presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie –. Il Decreto aiuti non ha toccato la nostra categoria, eppure va riconosciuto anche economicamente il supporto indispensabile del volontariato al sistema sociosanitario". Mentre va avanti l’accordo regionale per il ristoro delle spese, c’è bisogno di ristoro umano. "Abbiamo avuto un importante cambio generazionale, anche a causa della pandemia, con persone rimaste per lunghi periodi a casa e non tornate da noi – insiste Bettini –. Nonostante questo abbiamo nuovi giovani, circa 3500 in più, con un saldo ancora in attivo. Ma cambiano i loro interessi: sempre più verso la protezione civile, meno sul sanitario". I numeri dunque ci sono, ma non più sufficienti: "Sono aumentati i servizi da fare, la sanità basata sull’intensità di cure porta a una maggiore movimentazione del paziente e a un iper afflusso nei pronto soccorso".

Come risolvere la carenza? "Con una riorganizzazione del servizio sanitario – suggerisce il presidente di Anpas –: abbiamo bisogno delle case di comunità, di una risposta sul territorio per liberare il pronto soccorso". Ci vuole poi una rinnovata cultura: "Il volontariato è ancora un bene primario – sottolinea Giani –. Nei giovani sono cambiati gli interessi: prima avevano più tempo e diversamente utilizzato. Ma arriva ancora un bel numero di ragazzi: il volontariato è un punto di aggregazione importante dall’alto valore di socializzazione. Bisognerebbe ricordarlo nelle scuole, e incentivarlo con crediti formativi. Bisogna motivare e trasmettere passione".

La politica può fare tanto, suggeriscono Bettini e Giani. "Gli eletti nelle amministrazioni e gli aspiranti tali devono conoscere le nostre realtà e insegnare il valore del dedicarsi agli altri – dice il presidente delle Misericordie –. I giovani hanno bisogno di riconoscersi in figure autorevoli, coerenti, credibili. Invece notiamo un silenzio imbarazzante da parte della politica che, anche in Toscana, mostra di non conoscere un sistema di volontariato che ha scritto parte della storia dell’umanità". La politica ascolti le associazioni: "Siamo noi a entrare nelle case, siamo noi ad ascoltare i bisogni delle famiglie fragili. Se lanciamo un appello, è reale. Rappresentiamo la vera società" dice Giani. E uno degli appelli più pressanti è rivedere l’organizzazione sociosanitaria, ribadisce Bettini: "Bisogna procedere spediti verso una dotazione congrua del fondo nazionale e una profonda innovazione tecnologica nella sanità, da avvicinare al territorio. Se i politici e le istituzioni vogliono costruire servizi efficaci, chiedano il nostro supporto: sappiamo quello di cui la comunità ha davvero bisogno".