"Voglio solo la verità sulla morte di mio figlio"

Il padre del calciatore presenta l’esposto e la procura apre un fascicolo

di Pietro Mecarozzi

L’assenza di un medico e di un mezzo del 118 all’interno dello stadio comunale di Campi Bisenzio. Quella decina di minuti, che sono sembrati un’eternità, da quando il giovane Mattia Giani si è accasciato a terra a quando l’ambulanza è arrivata sul luogo. Le ombre sull’utilizzo del defibrillatore e sulla sequenza delle manovre di primo soccorso. Pretende risposte e chiarezza su quei drammatici momenti Sandro Giani, il papà del calciatore 26enne morto lunedì mattina dopo il malore accusato domenica durante la partita di Eccellenza Lanciotto Campi-Castelfiorentino. "Sono andato a sporgere denuncia – spiega l’uomo –, non voglio accanirmi contro nessuno, ma voglio la verità sulla morte di mio figlio". La procura di Firenze, intanto, ha aperto un fascicolo modello 45 - per atti non costituenti notizia di reato e al momento senza indagati. E il riscontro diagnostico previsto per oggi a Careggi è stato sospeso, in attesa che il pm Giuseppe Ledda disponga l’autopsia.

Papà Sandro domenica era sugli spalti insieme alla moglie, il nonno e la fidanzata di Mattia. Hanno assistito alla tragedia dall’inizio alla fine. Sono rimasti al suo fianco, sperando in un miracolo, che alla fine, purtroppo, non è arrivato. "Al campo sportivo non c’era né il medico, né l’ambulanza. Questa è la verità – continua –. La rianimazione a Mattia l’ha fatta il massaggiatore del Castelfiorentino". In Eccellenza è prevista da regolamento la presenza del medico in ogni gara di campionato o in alternativa di un’ambulanza a bordo campo. L’unico medico che è intervenuto, da noi interpellato, fa sapere però che era lì in qualità di spettatore e non come personale sanitario. C’è poi la questione del defibrillatore: durante i primi soccorsi un dispositivo salvavita è spuntato fuori, ma "nessuno lo sapeva usare - prosegue il padre -, nessuno sapeva come attivarlo. È arrivata una prima ambulanza ma non c’era il medico a bordo. Adesso proseguiremo per le vie legali, anche per evitare che quanto successo a Mattia possa accadere ad altri calciatori".

Chi in quel momento ha soccorso il ragazzo, racconta però che sono state svolte tutte le procedure necessarie: "Gli abbiamo tolto la lingua dalla gola per impedire il soffocamento – ci spiegano –, fatto il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, e provato a ’scaricargli’ il defibrillatore sul petto". Chi ha fatto cosa e in quale sequenza è difficile da stabilire. Spetterà agli inquirenti decidere se le manovre sono state svolte correttamente, se il defibrillatore era a bordo campo (come previsto per legge) e funzionante, ma soprattutto se è stato utilizzato come si deve, o se l’intelligenza tecnologica del dispositivo ha rilevato nel ragazzo funzioni vitali – ovvero la totale assenza di battito – tali da non far partire la scossa. Su tutto ciò incideranno anche gli esami clinici sul corpo di Giani, necessari per portare alla luce le cause del malore.

Sulla salute del figlio, il papà sottolinea che "non aveva avuto patologie in passato e le visite mediche erano sempre andate bene", né sono presenti "casi simili nella nostra famiglia". Intanto, il Castelfiorentino si chiude nel dolore, mentre il Lanciotto Campi fa sapere che ha "adottato il silenzio stampa fino a data da destinarsi". Domenica il campionato del girone A di Eccellenza, non verrà disputato.