ELENA MARMUGI
Cronaca

Vite distrutte, in carcere da innocenti: “Ogni volta rivivo il mio incubo”

Giuseppe Gulotta, di Certaldo, condannato all’ergastolo ha scontato 22 anni di carcere senza colpe. Un caso che si avvicina molto a quello di Zuncheddu

Giuseppe Gulotta è stato in carcere da innocente per 22 anni

Giuseppe Gulotta è stato in carcere da innocente per 22 anni

Firenze, 27 gennaio 2024 – "Che ho pensato? Sa, in questi casi non c'è neanche bisogno di allacciare il cervello, i pensieri viaggiano da soli e portano a ricordi che riaffiorano di giorno in giorno. Più spesso sono incubi". Giuseppe Gulotta, ex muratore di Certaldo, ventidue anni passati in carcere da innocente, ha tirato un lungo, profondo sospiro di sollievo per Beniamino Zuncheddu. Due vite un simile, tragico, destino: l'ex pastore sardo ha scontato ingiustamente 33 anni di carcere con l’accusa di essere l'autore della strage del Sinnai. Ieri, al termine del processo di revisione, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Gulotta venne ingiustamente condannato per l’omicidio di due carabinieri nella caserma di Alcamo Marina (Trapani) e, dopo 22 anni, venne assolto dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria.

Si è rivisto nel signor Zuncheddu? "Ho seguito la vicenda e posso solo dire che è un altro caso come il mio, con le dovute differenze a partire dalla condanna, che è arrivato alla soluzione giusta"

A quale prezzo però... "Quello di una vita: anche solo un giorno di carcere ingiusto ti cambia, figuriamoci tutti questi anni".

Cosa l'ha spinta a sopravvivere? "La consapevolezza della mia innocenza. L'appoggio costante della mia famiglia e la fede. Si può pensare che sia facile che venga a mancare la fede in questi casi, ma non è così. In me non ha mai vacillato".

Tra poco ricorrerà l'anniversario del giorno in cui l'hanno assolta, il 13 febbraio 2012. "Ed è "curiosamente” lo stesso giorno in cui tutto ha avuto inizio. Il 13 febbraio del 1976 è partita la mia vicenda giudiziaria. Poi dal 1978 fino al 1990 sono stato un uomo libero, in attesa di giudizio. Nel 1990 la sentenza: ergastolo. Ho passato 22 anni nel carcere di San Gimignano, con i benefici di legge concessi. Ma ancor prima del giorno in cui finalmente ho avuto giustizia vorrei ricordare che oggi ricorrono 48 anni dalla morte dei due carabinieri (il diciannovenne Carmine Apuzzo e l'appuntato Salvatore Falcetta ndr) per le quali sono stato ingiustamente accusato. Ci tengo a dire che ancora loro non hanno avuto giustizia perché il colpevole non è stato trovato".

Ma cos'è per lei la giustizia? "Io, nonostante tutto, credo nella legge e nelle istituzioni. Credo però che manchi credibilità in chi gestisce la giustizia".  

A cosa si riferisce? "Intendo dire che chi si occupa delle indagine debba farlo accuratamente. In Italia si tende a condannare, sempre di più. Questo non è giusto. Mi hanno torturato per farmi confessare ed è solo grazie alla testimonianza del brigadiere in congedo Renato Olino, che ha raccontato il mio drammatico interrogatorio, che ho avuto diritto alla revisione del processo. Ma non è un percorso facile e accessibile a tutti".

Lei si è impegnato in prima persona per far sì che la sua storia non si ripeta. "La fondazione Giuseppe Gulotta onlus si occupa proprio di questo. E' formata da un'equipe di professionisti, avvocati, psichiatri, psicologi e altre figure".  

Di cosa si occupa in concreto? "Se un detenuto grida la sua innocenza, assistito dal suo avvocato, gli esperti della fondazione visionano il caso. Dopo un’accurata valutazione, se ci sono margini per fare istanza di revisione e questa viene accolta, per spiegarlo in modo semplice, sosteniamo anche economicamente la persona detenuta. E’ un percorso complesso e oneroso, la fondazione l’ho creata anche per questo. Vive di donazioni, ma l’impegno per tenerla attiva è importante, soprattutto per tenere viva l’attenzione su questi casi. Può capitare a chiunque, in questi ingranaggi infernali ci si cade senza neanche accorgersene”