
Un tribunale (foto repertorio)
Firenze, 14 dicembre 2023 – Sei anni di reclusione. E il divieto, per altri due, di insegnare nelle scuole e anche di avere accesso ai i luoghi frequentati da minori. Si è conclusa con una sentenza pesantissima il processo di primo grado all’insegnante di sostegno di un istituto superiore della provincia di Firenze accusata di aver violentato un proprio studente, minorenne e con handicap.
"Siamo soddisfatti, perché almeno adesso questa persona non potrà più insegnare e stare a contatto con i ragazzi, visto che lo ha fatto fino a quando questa vicenda è finita sulle cronache", dice l’avvocato Alessia Buzzichelli, che ha tutelato la famiglia dello studente per la quale il tribunale ha assegnato anche una provvisionale di 10mila euro, in attesa della quantificazione del danno in sede civile.
Aveva 17 anni e un forte disagio cognitivo, la vittima di questa storia atroce, che si sarebbe consumata in un’aula della scuola che il giovane frequentava. Per il suo handicap, il ragazzo non condivideva quasi mai momenti in classe con i suoi coetanei. Molte, invece, erano le ore a tu per tu con la docente di sostegno. In un’aula in cui erano soli (come è emerso anche dalla consultazione del registro scolastico), si sarebbe perpetrata quella che, per il pm Alessandro Piscitelli, è una violenza sessuale su un minore. Aggravata dalle condizioni di inferiorità psichica del giovane e anche dall’abuso dei poteri connessi alla sua posizione. L’accusa aveva chiesto otto anni. Otto anni alla fine sono arrivati, anche se suddivisi fra detenzione e misura di sicurezza. Se il verdetto del collegio del tribunale di Firenze (presieduto dalla dottoressa Anna Favi) verrà confermato nei successivi gradi di giudizio, l’insegnante finirà in carcere per almeno un anno, come prevedono i cosiddetti "reati ostativi" per i delitti particolarmente allarmanti.
Le indagini hanno isolato un singolo episodio, il 5 novembre del 2019. L’insegnante, all’epoca 47enne, con modi "subdoli e induttivi", forse iniziati nei giorni precedenti, si sarebbe fatta abbracciare dallo studente, che quando era affaticato dalla lezione era solito poggiarle una testa sulla spalla. La docente avrebbe iniziato a baciarlo, poi avrebbe iniziato un rapporto orale e infine anche completo. Il 17enne ne parlò in famiglia e allo psichiatra che lo seguiva. Ripetè il racconto anche in incidente probatorio. In aula, l’imputata non ha negato l’episodio, ma ha "addebitato" al ragazzo l’inizio dell’approccio, a cui lei avrebbe poi acconsentito. Versione che non ha convinto i giudici. Fra novanta giorni, con la pubblicazione delle motivazioni, si saprà perché.