
Lo scempio della plastica abbandonata
Firenze, 3 luglio 2021 - Da sabato 3 luglio per l'esattezza entra in vigore la direttiva comunitaria che bandisce prodotti in plastica usa e getta: si tratta della direttiva UE 2019/904, anche detta Sup (Single use plastic) approvata nel 2019. Lo ricorda l'Arpat, l'agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana. Che spiega: " Da questa data, non sarà più possibile utilizzare tutta una serie di prodotti monouso, quali posate, cannucce piatti in plastica usa e getta, cotton fioc, cannucce, bastoncini per palloncini realizzati in plastica, nonché alcuni contenitori alimentari in polistirolo espanso e tutti quei prodotti per i quali esistono in commercio alternative economiche più sostenibili".

Le linee guida per orientarsi
Come orientarsi dunque per sapere quali sono gli oggetti finiti nella lista nera? "Per facilitare un’applicazione corretta e standardizzata delle nuove norme - chiarisce l'Arpat - la Commissione europea ha pubblicato le linee guida che forniscono definizioni e termini chiave". Particolare attenzione c'è per le plastiche biodegradabili, finite anch'esse nella "lista nera". E' innegabile che l'impatto ambientale delle plastiche monouso sull'ambiente, a livello mondiale, sia molto forte, come evidenzia bene il report Plastic Waste Makers Index della Minderoo Foundation, moderna organizzazione australiana indipendente e filantropica.
Prodotti di uso comune ma dannosi per l'ambiente
Alcuni prodotti come mascherine protettive, dispositivi medici, sporte per la spesa, capsule del caffè, imballaggi per conservare gli alimenti sono diventati ormai essenziali nella nostra vita quotidiana, ma creano non pochi problemi ambientali.
Numeri impressionanti
Dati da far venire i brividi quelli forniti sempre dalla Minderoo: oltre un terzo di tutti i polimeri - i mattoni della plastica - prodotti ogni anno servono per creare oggetti usa e getta, che sono quelli che, con più facilità, vengono gettati via, trasformati in rifiuti. Più di 130 milioni di tonnellate, nel 2019, la maggiore parte dei quali finisce bruciata negli inceneritori (35%) o smaltita in discarica (31%) e, purtroppo, anche abbandonata nell’ambiente (19%), con il conseguente inquinamento di suolo, corsi d’acqua e mari. Plastica non solo che ammorba i nostri mari e i nostri corsi d'acqua, ma che potrebbero essere responsabile di una discreta quantità, dal 5 al 10 %, delle emissioni mondiali di gas serra entro il 2050.
Che fare per l'ambiente?
"Se vogliamo combattere veramente l’impatto della plastica usa e getta sull’ambiente - dicono gli esperti della Minderoo - dobbiamo rivolgere i nostri sforzi sula produzione di polimeri riciclati dai rifiuti plastici, i modelli di riutilizzo e i materiali alternativi sostitutivi/alternativi.
Plastica & business
"Il principale fattore su cui fa leva l’industria della plastica - rileva lo studio “Plastic The facts” - si basa sul fatto che questo comparto è vitale per l'economia europea e per il suo piano di ripresa. "I produttori di materie prime plastiche, i trasformatori di materie plastiche, i riciclatori di materie plastiche e i produttori di macchinari rappresentano, nell’insieme, una catena di valore che da lavoro ad oltre 1,5 milioni di persone in Europa, grazie a più di 55.000 aziende, la maggior parte delle quali piccole e medie imprese (PMI), che operano in tutti i paesi europei". Nel 2019, sempre secondo quanto riferito nel report queste aziende hanno creato un fatturato di oltre 350 miliardi di euro e hanno contribuito per più di 30 miliardi di euro alle finanze pubbliche europee.
Banche, gruppi finanziari e geopolitica
Le aziende non sono però le uniche ad essere responsabili, i grandi investitori globali e le banche stanno permettendo che tutto questo avvenga. Venti gruppi finanziari detengono oltre 300 miliardi di dollari di azioni nelle società madri che producono questi polimeri, di cui circa 10 miliardi di dollari provengono dalla produzione di polimeri vergini per le plastiche monouso. Banche che finanziano produttori di plasticaSecondo quanto riportato da Minderoo, venti delle più grandi banche del mondo hanno prestato quasi 30 miliardi di dollari per la produzione di questi polimeri a partire dal 2011.