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Sole, mai visto da così vicino: l’Unifi nel team della missione

La sonda interplanetaria che indaga i segreti del Sole porta anche la firma dell’Ateneo fiorentino: ecco le prime spettacolari immagini

La sonda che indaga i segreti del Sole

Firenze, 18 luglio 2020 - È la prima volta nella storia che vengono fermati dettagli così ravvicinati dello strato più esterno dell’atmosfera solare. E porta anche la firma dell’Ateneo fiorentino la sonda interplanetaria che indaga i segreti del Sole.

Sono arrivate le prime spettacolari immagini del Sole dalla spedizione Solar Orbiter, la sonda interplanetaria decollata lo scorso 10 febbraio da Cape Canaveral. Alla missione, frutto di una collaborazione internazionale tra l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e la Nasa, contribuisce l’Università di Firenze. Marco Romoli, docente di Astrofisica dell’Ateneo fiorentino e associato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), è il coordinatore  del telescopio Metis, uno degli strumenti scientifici montati sulla sonda, con il compito di osservare la corona, la parte più esterna dell’atmosfera solare. Dopo dieci anni di sviluppo, realizzazione e test, a febbraio è decollata da Cape Canaveral in Florida la sonda interplanetaria “Solar Orbiter” per la missione a caccia dei segreti del Sole realizzata dell’Agenzia spaziale europea, cui ha contribuito in modo significativo la ricerca dell’Università di Firenze.La sonda, che durante il lockdown è stata gestita dalla maggior parte dei ricercatori direttamente dalle proprie abitazioni, ha eseguito a metà giugno il primo avvicinamento al Sole raggiungendo la distanza di 77 milioni di chilometri dalla superficie della stella, equivalente circa alla metà della distanza fra il Sole e la Terra; i team degli scienziati europei e statunitensi hanno eseguito contemporaneamente i test delle 10 strumentazioni della missione. Le prime immagini raccolte – le più vicine al Sole mai realizzate – raffigurano la superficie, la corona esterna e l’eliosfera più ampia che la circonda: le foto rivelano sulla superficie dei micro-brillamenti, come dei falò, mai osservati  finora e di dimensioni minori rispetto alle eruzioni conosciute. Fra le foto anche quelle della corona realizzate da Metis, che crea un’eclisse artificiale del disco solare, permettendo l’osservazione dell’emissione della corona di cui ottiene immagini in luce visibile e ultravioletta. Sulla sonda, insieme ad altre strumentazioni scientifiche, è montato il coronografo Metis, cioè il telescopio per osservare la corona, la parte più esterna dell’atmosfera solare: principal investigator di Metis è Marco Romoli, docente di Astrofisica all’Ateneo fiorentino e associato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, spiega: “Il coronografo – spiega Romoli - crea un’eclisse artificiale, che nasconde il Sole e permette l’osservazione dell’emissione della corona solare, milioni di volte meno intensa di quella del disco solare. Grazie ad un innovativo ed ingegnoso disegno ottico, Metis è il primo coronografo progettato per ottenere immagini della corona solare in luce visibile e ultravioletta. Le sue osservazioni sono cruciali per arrivare finalmente a capire i meccanismi di innesco e accelerazione delle eruzioni solari, che causano violente perturbazioni nell’eliosfera, disturbando la magnetosfera terrestre fino a provocare le tempeste geomagnetiche”.

 

Maurizio Costanzo