
Simone Sgatti davanti al suo chiosco di souvenir, sfrattato da via Ricasoli
Firenze, 29 novembre 2016 - Ha fatto la vendemmia e poi la raccolta delle olive. Per campare, prova a fare di tutto, Simone Sgatti. Ma lui un lavoro ce l’aveva e gli dava anche delle belle soddisfazioni. Faceva l’ambulante in via Ricasoli, la sua vita era il chiosco di souvenir vicino alla Galleria dell’Accademia. Ma a maggio scorso, con soli sette giorni di preavviso, è stato sfrattato dal Cosp, il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.
«La motivazione? Questioni di sicurezza. Il mio banco – spiega Sgatti – era d’intralcio al flusso dei turisti in ingresso alla Galleria dell’Accademia e favoriva l’abusivismo. Io ero in regola e gli abusivi, se potevo, li mandavo via. Però secondo prefettura e Comune il mio banco dava riparo ad alcuni di questi venditori abusivi quando scappavano dai vigili». «Così – racconta amareggiato l’ambulante – anziché mandare via gli abusivi, hanno mandato via me. Come la chiamo questa? Un’ingiustizia bella e buona». Un posto alternativo in effetti l’amministrazione glielo aveva trovato, nella piazza del mercato centrale.
«Ma io lì non riesco proprio a lavorare. Il mio banco è molto grande e la rimessa per la struttura si trova lontano. Spostare il banco e trasferirlo fino a là passando attraverso strade in pietra, spesso sconnesse, significa spezzarlo in due. Se riesco a portarlo sano fino a là, in ogni caso, non so dove mettermi. Tra i banchi che ci sono già il mio non ci passa. Dovrei portarlo di notte, quando ancora gli altri non sono aperti». Senza contare che Sgatti vende souvenir, non borse né pelletteria, né tanto meno frutta o verdura. Da fine maggio, così, è iniziata l’odissea per l’ambulante, che, con l’aiuto di suo padre, storico artigiano fiorentino, oggi in pensione, titolare di una ditta che faceva bottoni gioiello, ha fatto la spola tra Palazzo Vecchio e la prefettura per cercare di trovare una soluzione. Padre e figlio hanno scritto al sindaco Dario Nardella e alla direttrice della Galleria dell’Accademia, ma i loro appelli sono caduti nel vuoto.
Oltre al danno, la beffa: ad agosto Sgatti ha dovuto anche pagare una multa da oltre 130 euro, perché aveva lasciato il banco, ormai chiuso, in fondo a via Ricasoli, in attesa di conoscere il suo destino. «Tante promesse. Mi hanno detto – si sfoga Sgatti – che mi avrebbero spostato in piazza Salvemini, poi in via Cavour, infine che mi avrebbero fatto tornare in via Ricasoli. Tra Comune e prefettura si rimpallano la responsabilità. L’amministrazione dice che sono stato sfrattato per una questione di sicurezza, la prefettura sostiene che è sufficiente mi sposti un po’ più lontano dall’ingresso della Galleria dell’Accademia».
«Chiedo aiuto», è l’appello dell’ambulante. «Chiedo che mi mettano in condizione di lavorare. Io sono una persona onesta. Nel 2003 ho comprato un banco che era lì da 35 anni e che valeva tanto, sui 200mila euro. Adesso non ha più un valore economico. Intanto gli abusivi continuano a stare in via Ricasoli. Fino a qualche settimana fa c’era un pittore a lavorare lì, senza permesso. E ci sono anche le auto parcheggiate nella piazzetta, anche se pedonale. Tutto è rimasto uguale a prima. Io però sono stato cacciato».