Mario Ferrari
Cronaca

Sant’Anna, il più giovane rettore: “Spazio alle nuove leve per contrastare il declino”

Nicola Vitiello a 41 anni guida la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Più tecnologie ’stem’ e più parità di genere nelle scienze: l’Italia riparte da qui”

Un gruppo di studenti universitari al sole nel cortile della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Un gruppo di studenti universitari al sole nel cortile della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Pisa, 20 giugno 2025 – Merito, opportunità, impegno. Sono le parole chiave di Nicola Vitiello, 41 anni, nuovo rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Nato a Castellammare di Stabia, figlio di una bidella e di un operaio diventato imprenditore, è il primo laureato della sua famiglia. Da piccolo sognava di realizzare tecnologie per potenziare le capacità delle persone, ispirato – racconta a battuta – “da certi cartoni giapponesi”. Quel sogno l’ha portato lontano: è entrato come allievo dell’ateneo pisano ed è diventato professore ordinario, sviluppando esoscheletri. Il 12 giugno ha raccolto il testimone da Sabina Nuti, sedendosi al vertice di una delle eccellenze italiane, con l’ambizione di restituire al Paese le opportunità che hanno cambiato la sua vita. Nicola Vitiello, scegliendo lei la Sant’Anna si è dimostrata ancora una volta pioniera: dopo una rettrice donna, il più giovane rettore d’Italia.

“Niente di sorprendente: il nostro ateneo da sempre mette i giovani nella condizione migliore per esprimersi. Una riflessione iniziata venti anni fa che viene dimostrata con la mia esperienza”.

Quale riflessione?

“Qui riteniamo che i giovani debbano sviluppare i propri obiettivi in sinergia con chi ha più esperienza. Valutiamo il valore aggiunto che uno scienziato può dare alla comunità, non la sua età. A 41 anni si può fare il rettore: tutto il Paese dovrebbe capirlo, anche perché...”.

Perché?

“Stiamo affrontando un declino demografico e avremo meno iscritti nelle università. Se l’Italia vuole restare una culla del talento, i giovani devono scegliere l’istruzione superiore. La missione della Sant’Anna è rendere questo diritto accessibile a più persone possibile, favorendo merito e mobilità sociale”.

Merito e mobilità sono anche i pilastri di Me.Mo, uno dei vostri progetti chiave.

“Con Me.Mo spieghiamo a centinaia di giovani brillanti, figli di genitori non laureati e provenienti da contesti socioeconomici difficili, l’importanza dell’istruzione accademica. Quest’anno, entrando nella rete ‘Merita’, il progetto ha assunto dimensione nazionale. Vogliamo diventare una comunità che raggiunga tutti i diplomati e dunque investiremo per capire come intercettare i giovani e dire loro: andate all’università per ampliare gli orizzonti e inseguire i sogni. La nazione ha bisogno di voi”.

E riguardo i temi sociali e di genere?

“Amplieremo il progetto ‘Stem’ per rafforzare la parità di genere nelle discipline scientifiche. Potenzieremo anche la ‘Scuola di educazione civica’ per avvicinare i giovani alle istituzioni e le ‘Seasonal School’ per mostrare le bellezze della ricerca”.

Soluzioni per la fuga dei cervelli?

“Innanzitutto, contribuire al dibattito nazionale e supportare la politica a rendere più attrattivo il sistema universitario. In quest’ottica, voglio realizzare durante il mandato un forum su politica ed economia in cui la Scuola interagisce con le più importanti istituzioni internazionali. Poi va migliorata la narrativa sul nostro Paese”.

In che modo?

“Superando la litania della negatività che attanaglia l’Italia. La nostra è una delle nazioni più belle al mondo, capace di offrire opportunità e trasmettere valori profondi. Voglio dire ai giovani che sono orgoglioso di essere italiano e volenteroso di dare un contributo al mio Paese con positività e ottimismo”.

Un’altra sfida è l’attrattività internazionale degli atenei, battaglia complicata con gli stipendi italiani…

“Per questo vogliamo rendere il dottorato più allettante. Ma serve una riflessione condivisa come sistema Paese. L’attrattività però non passa solo per gli stipendi: va migliorata la qualità dell’offerta formativa, dei servizi e del sistema. E soprattutto dobbiamo essere proattivi: chiederci non solo cosa l’Italia può fare per noi, ma cosa possiamo fare noi per l’Italia”.

Che cosa farà per l’Italia la Sant’Anna di Vitiello?

“Dal 2025 al 2031? Farà un polo dell’innovazione in grado di attrarre imprese, un forum su politica ed economia e sarà – insieme a Università di Pisa e Scuola Normale – parte di un polo pisano considerato tra i migliori sistemi universitari al mondo”.

E a livello di impatto sociale? “Vorrei dire che, anche grazie al nostro contributo, più persone hanno scelto l’università. Dimostrare che anche una piccola realtà può incidere significativamente sulla nazione”.