È meglio non ammalarsi d’estate. Allarme rosso, il sistema non regge

Sanità sotto stress dopo i due anni di pandemia: la ripartenza non arriva e i problemi si moltiplicano

Firenze, 28 maggio 2022 - E’ malata la sanità toscana. In un (lungo) momento in cui il bisogno di salute dei cittadini sta crescendo con l’aumentata richiesta di interventi chirurgici, visite ed esami, non si vede la reattività del sistema, che storicamente è sempre stato uno dei migliori d’Italia. I problemi sono tanti, farne l’elenco non servirebbe a migliorare la situazione. Ma anche l’assetto del governo sanitario – a livello politico – sembra non imprimere quel cambio di passo ormai non solo necessario ma indispensabile.

L’ultima emergenza arriva dalle sale operatorie delle cardiochirurgie di Firenze, Pisa e Siena. In ginocchio per la carenza di sangue. Ora che il periodo peggiore della pandemia sembra alle spalle e che si deve correre per smaltire gli interventi accumulati nel tempo più duro del Covid, ci si ferma perché manca il sangue e le liste anziché accorciarsi si allungano. Emblematico l’appello del direttore della cardiochirurgia di Careggi, Pierluigi Stefàno. «Bisogna mettersi a un tavolo, buttare giù un piano regionale e un piano nazionale per evitare che questa situazione possa avere ricadute importanti sulla salute pubblica – dice il professore – Si corre il rischio che il rinvio dell’intervento per molti pazienti possa essere fatale".

Sicuramente la carenza di sangue è un problema che non riguarda solamente la Toscana e che non è causato solamente dall’organizzazione, quanto dalla diminuzione delle donazioni. In ogni caso è il tempo delle decisioni. Decisioni che vengono rimandate da settimane e mesi. Come quella per la riorganizzazione del servizio di guardia medica che fa parte della riforma della sanità territoriale, con il riassetto del lavoro dei medici di famiglia: nelle aree più densamente abitate si pensa di stoppare il servizio a mezzanotte per liberare professionisti che potranno andare a sostituire medici di famiglia in uscita. Sono già 250 i posti vacanti, tra medici di base e pediatri. Ma da qui alla fine dell’anno la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente. In Toscana andranno in pensione 229 medici di famiglia su 2.700: mai così tanti, tutti insieme. E ancora 175 nel 2023, 176 nel 2024. Se qualcuno se ne andrà prima del compimento del settantesimo anno di età i numeri sono destinati a crescere ancora.

Ma la decisione sulla riorganizzazione della guardia medica è rinviata alla prossima settimana. Così da mesi. Le decisioni che potrebbero essere impopolari o che rischiano di fare arrabbiare i sindaci, già in verità sul piede di guerra per l’impoverimento dei servizi, si rimandano. In Regione di fatto ci sono due assessori alla sanità, Simone Bezzini, titolare della delega, e il direttore generale dell’assessorato, Federico Gelli, che a quella delega potrebbe aspirare. Visioni diverse, tra i due. Che si riverberano sull’organizzazione del lavoro di aziende sanitarie e ospedaliero universitarie. Il pronto soccorso è in emergenza continua: la carenza di personale ormai è arrivata al punto che per riuscire a far fare le ferie ai medici dev’essere riorganizzata completamente l’assistenza. Chiamando ai turni in pronto soccorso anche internisti, geriatri, medici delle Usca. Con la gestione dei casi meno gravi appaltata proprio agli internisti, in locali separati. Mentre si tagliano le ambulanze medicalizzate e i sindacati si dicono pronti a scendere in piazza. E si chiudono per ferie i posti letto di cure intermedie, sempre per fame di medici. E si fa a a scaricabarile. Tra assunzioni col contagocce concesse dalla Regione, i parametri di spesa da non sforare imposti dal governo e i medici che non si trovano. Qualcuno decida.