C’è terra nera sotto la strada dei veleni. L’incubo dei rifiuti tossici sepolti dai clan

Gli scavi e i prelievi degli investigatori sulla provinciale 429 tra Empoli e Castelfiorentino. Ora le analisi stabiliranno se sia keu

Le verifiche sulla 429 (foto Germogli)

Le verifiche sulla 429 (foto Germogli)

Firenze, 14 maggio 2021 - All’altezza dello scavalco della ferrovia, a Brusciana, tra Empoli e Castelfiorentino, hanno dissodato un po’ la terra con cui è stata sopraelevata la nuova 429.

Senza neanche scavare troppo, senza scendere tanto in profondita, il terreno aperto dai solchi assume sinistre ombre scure. Nere come il keu, lo scarto delle lavorazioni delle concerie che, con una triangolazione che coinvolge anche soggetti vicini alle ’ndrine calabresi, sarebbe finito sotto l’asfalto di quella bretella che doveva salvare i paesi dal traffico e invece li ha gettati nell’incubo dei veleni. Se la polvere nera che macchia quella terra, sia davvero il rifiuto oggetto dell’inchiesta della Dda di Firenze che fa tremare la Toscana, saranno le analisi a stabilirlo. I carabinieri, Noe e Forestali, e l’Arpat ne hanno prelevato dei campioni destinati al laboratorio.

Un paio di settimane, forse tre per la risposta. Anche se gli inquirenti sono sicuri: forti di mesi di intercettazioni, appostamenti, riscontri, sono andati a colpo sicuro proprio lì. Secondo le indagini condotte dal pm Giulio Monferini, per riempire i sottofondi stradali sarebbero stati utilizzati 8mila tonnellate di questa cenere di conceria, transitata dall’impianto di Pontedera gestito dall’imprenditore calabrese Francesco Lerose e poi girata a prezzi stracciati alla Cantini Marino srl, la storica impresa di Vicchio infiltrata, secondo le accuse, da un altro soggetto in odore di ’ndrangheta, Nicola Verdiglione, e che entrò in subappalto nei lavori del lotto 4 e 5.

Anche le modalità con cui l’impresa si è aggiudicata quei lavori sono oggetto della gigantesca inchiesta fiorentina: un avvertimento in stile mafioso avrebbe permesso a un imprenditore concorrente di farsi da parte, in modo che la Cantini Marino si aggiudicasse la movimentazione della terra. E in questo modo, il keu stoccato nell’impianto di Lerose sarebbe uscito dalle baie di Pontedera e usato per riempire i sottofondi stradali. Ma il lavoro di Forestali e Noe, oltre a quello dei Ros, non è ancora terminato. Il prelievo del Keu nell’empolese riprenderà non appena cesserà l’emergenza maltempo.

Ma la lista dei rifiuti pericolosi non comprende soltanto la Sr 429: i prossimi carotaggi degli inquirenti avverranno negli altri cantieri in cui, dalle risultanze investigative, sarebbe stato usato lo scarto di conceria. Il keu, secondo le indagine, veniva conferito dall’impianto Aquarno di Santa Croce esclusivamente all’impianto di Lerose. Ma, per gli inquirenti, anche chi conferiva era tenuto a testare la qualità del prodotto, nell’ottica di quell’economia circolare che avrebbe dovuto reimmettere nell’ambiente il materiale. A patto che non contenessero quantità intollerabile di cromo.

Per lo spauracchio dell’inquinamento, Arpat, parallelamente al lavoro investigativo e con intenti differenti dalle esigenze, sta monitorando i pozzi a uso domestico delle abitazioni che sorgono lungo il tracciato della 429. Al momento, non risultano contaminazioni. Ma i controlli proseguono e l’allerta è massima.

Nel frattempo, non si fermano neanche i vari fronti dell’indagine. Nel filone delle intimidazioni in stile mafioso, il pubblico ministero Eligio Paolini ha interrogato personalmente alcuni dei principali indagati. Al momento, soltanto l’imprenditore Graziano Cantini ha visto un alleggerimento della misura cautelare: dal carcere, è passato ai domiciliari. Bocche cucite sul fronte conciatori, anche se si mormora che qualcuno abbia impugnato le perquisizioni davanti al tribunale del Riesame.