
La dottoressa Donatella Macchia durante la somministrazione del vaccino
Firenze, 30 dicembre 2020 - Paure irrazionali e timori legittimi. L’arrivo del vaccino anti Covid in tempi così rapidi ha fatto emergere, anche fra il personale sanitario, un vasto campionario di sospetti, che si somma al dilagare sul web di notizie prive di fondamento scientifico. Abbiamo affrontato il tema delle reazioni allergiche con Donatella Macchia, direttrice della struttura complessa di Allergologia immunologia clinica dell’Asl Toscana centro.
Qual è il rischio reale di reazioni allergiche agli eccipienti del vaccino? «Estremamente basso. Sono registrati effetti collaterali, come per altri vaccini: dolore nella sede di iniezione, stanchezza, nausea, febbre, ingrossamento dei linfonodi, che non precludono l’effettuazione di questo vaccino né dei vaccini in generale». Se questi effetti si manifestano dopo la prima somministrazione, è rischioso fare la seconda? «No, assolutamente».
La sostanza incriminata di causare reazioni è una macromolecola: di cosa si tratta? «È un polimero (glicole polietilenico), denominato anche macrogol in medicina, utilizzato sia in formulazioni farmaceutiche sia nella cosmesi, presente anche nei dentifrici, quindi estremamente diffuso, di uso quotidiano per miliardi di persone, il cui utilizzo in oltre 40 anni è stato associato a meno di 40 reazioni allergiche documentate nel mondo».
Qual è l’incidenza di reazioni allergiche al vaccino sinora registrata? «A oggi meno di 10 reazioni gravi su milioni di dosi somministrate (solo negli Usa oltre 2 milioni). Le vaccinazioni sono oggetto di valutazioni continue da parte degli organi preposti alla farmacovigilanza, in particolare nel nostro Paese».
In un rapporto costi-benefici, dunque, non si dovrebbero avere remore a vaccinarsi... «Assolutamente no».
Eppure anche medici di varie discipline sembrano manifestare un certo scetticismo... «Le società scientifiche allergologiche si sono espresse nelle settimane scorse invitando alla vaccinazione con tranquillità, segnalando che esistono solo alcune categorie di persone da inviare per la vaccinazione all’ambiente protetto allergologico».
Quali? «Persone che hanno avuto reazioni come orticaria, o più gravi, emerse nell’arco delle 4 ore successive a precedenti vaccinazioni. Chi soffre di asma grave non controllato, chi ha avuto shock anafilattici per cause non note, chi è affetto da mastocitosi».
Queste persone non possono fare il vaccino? «Devono essere inviate all’ambiente protetto allergologico. In questa sede, come viene fatto da anni secondo procedure redatte e condivise con le società scientifiche allergologiche, nella maggioranza dei casi si può somministrare il vaccino secondo protocolli di sicurezza standardizzati, in ambiente ospedaliero, con la collaborazione e l’assistenza di personale dedicato. Noi siamo pronti e disponibili».
I pazienti che hanno allergie ai pollini, agli alimenti, ai farmaci, agli insetti, possono fare il vaccino? «Assolutamente sì. E’ importante sottolineare che un soggetto allergico ad alimenti, farmaci, aeroallergeni, imenotteri, non ha un rischio aggiuntivo per le vaccinazioni in generale e neppure per questa».