Il prof atleta dice no ai Mondiali: "Non tradisco i miei studenti che hanno la Maturità"

Emiliano Raspi è professore di storia e filosofia al liceo scientifico Carducci di Volterra (Pisa) e ha annunciato la sua decisione sui social: “Non capita tutti i giorni di poter essere tra i primi otto al mondo e la decisione mi è costata tantissimo, ma non potevo tradire la fiducia dei miei ragazzi”

Il prof atleta Emiliano Raspi (foto da facebook)

Il prof atleta Emiliano Raspi (foto da facebook)

Volterra (Pisa), 16 aprile 2022 – In Emiliano Raspi convivono da sempre due anime: quella da professore e quella di atleta. Due passioni, due missioni dettate dal cuore, che ha entrambe portato avanti dando tutto se stesso. Ma la vita, si sa, certe volte mette davanti a un bivio. E nel momento in cui si è trattato di scegliere tra l’una e l’altra, tra la sua realizzazione di atleta dopo tanti sacrifici e allenamenti, e non lasciare soli gli studenti in un momento decisivo per la loro formazione quale la maturità, non ha avuto dubbi.  

E su Facebook ha annunciato: “Dopo la riunione riguardo la decisone per la composizione della commissione di esame, è ufficiale: non parteciperò alla gara dei 100 metri , prevista il 29 giugno, ai campionati del mondo master di Tampere. Prima di spiegare il motivo di tale decisone agli amici ed a coloro che seguono le mie imprese sportive, credo sia doveroso premettere a scanso di equivoci, e allo stesso tempo ringraziare, che né la dirigente scolastica, né il consiglio di classe e tantomeno i genitori degli alunni ( alcuni dei quali ho la fortuna di conoscere da anni) si sono mai permessi, in questo lasso di tempo, di fare pressioni su di me affinché rinunciassi a partecipare ad un evento così importante, comprendendone tra l’altro l’assoluta rilevanza che ricopriva per me. Insomma, mi avrebbero lasciato andare.  La decisione dunque appartiene a me e solo a me”.

“Certo – aggiunge Emiliano Raspi - non vi nascondo che mi è costata tantissimo, per mille motivi, a partire dalle terapie dolorosissime (e costose) che ho dovuto sopportare per rimettermi in sesto dopo un bruttissimo infortunio ( ma quello come si suol dire “sarebbe il meno”). Passando dai sacrifici a cui ho sottoposto la famiglia per potermi allenare regolarmente, fino ad arrivare all’impossibilità di realizzare un sogno, ovvero quello di essere tra i pochi master in Italia ad aver partecipato a tutte le finali più importanti del panorama mondiale ed europeo. Insomma, diciamoci la verità, non capita tutti i giorni, in un qualsiasi ambito della vita, di poter essere tra i primi otto al mondo e capite bene che, se l’anagrafe segna 50 ed il fisico oramai è da tempo al limite e logoro, le possibilità di poterci riprovare si riducono ( parlando in maniera piu’ che ottimistica) al lumicino”.

“E allora vi chiederete come mai ho fatto questa scelta – scrive il professore -. Bene, credo che il mio mestiere, almeno per come lo interpreto io, non sia solo un lavoro. Ai miei studenti chiedo molto, oltre che allo studio ovviamente, soprattutto dal punto di vista emotivo, nella cura del rispetto per il prossimo e nel coltivare un minimo di educazione, intesa nel senso più alto del termine. Inevitabilmente capita, così, che nel corso del triennio si instauri con gli alunni un rapporto di fiducia reciproco che, in tutta sincerità, non me la sono sentita di tradire. Investire nei sentimenti, come ho sempre fatto nella vita, mi ha portato a costruire un (mio) piccolo mondo immensamente ricco ( altro che soldi!) e pieno di soddisfazioni. Ma so anche che l’edificazione di un luogo ( immaginario e non) così bello, come tutte le cose su questa terra, a volte richiede di pagare un prezzo, anche salato”.

 

“Non so se i ragazzi comprenderanno fino in fondo, anzi forse non succederà e non per scarsa gratitudine – spiega - ci mancherebbe, ma semplicemente perché per loro fortuna sono ancora dannatamente giovani. Non tutti gli insegnamenti però arrivano necessariamente subito all’osso, a volte c’è bisogno di tempo per metabolizzarli e comprenderne davvero il significato e sono certo che, un domani, capiranno che avendomi dato tanto non potevo lasciarli soli…e magari in una situazione simile, chissà, si comporteranno di conseguenza”. “Un mondo migliore – conclude Raspi - un c’è verso, si può costruire solo così. Ora vado al campo, perché comunque sia non finisce qui…”.

 

Maurizio Costanzo