23 giugno 1960, la prima volta della pillola anticoncezionale

Una conquista storica: la maternità diventa una libera scelta delle donne e non è più affidata al caso o alla volontà dei mariti

Manifestazione femminile (foto Ansa)

Manifestazione femminile (foto Ansa)

Firenze, 23 giugno 2022 - Il 23 giugno del 1960 è stata una giornata storica per l’autodeterminare delle donne in fatto di maternità: in America entrava in commercio la pillola anticoncezionale. Finalmente le donne potevano scegliere di avere una gravidanza in tutta libertà e in piena autonomia,  indipendentemente dal caso o dalla volontà di compagni e mariti.

In Europa sarebbe arrivata l’anno dopo, nel ‘61, in Italia fu autorizzata solo nel ’67 ma per fini terapeutici, e accessibile qualche anno più tardi. Sugli scaffali, quel lontano 23 giugno di 62 anni fa, le americane trovarono le confezioni di Enovid. A questa prima pillola si arrivò grazie allo studio di tre medici, Garcia, Rock e Pincus, che approfondirono le ricerche del ginecologo austriaco Haberlandt, che già negli anni ’30 studiò gli ormoni come possibilità anticoncezionale. Tuttavia, proibito storicamente nei Paesi cattolici, il controllo delle nascite è risultato per molto tempo addirittura illegale.

La svolta si deve all'infermiera Margaret Sanger, attivista per i diritti delle donne e fondatrice della Planned Parenthood of America: portata avanti dal ginecologo di Harvard John Rock, si arrivò alla creazione della pillola in un piccolo laboratorio dal biochimico Gregory Pincus. Il diffondersi della cultura contraccettiva, che ha statisticamente ridotto il ricorso all’aborto, ha accresciuto la consapevolezza nella popolazione femminile sia nella pianificazione familiare che nelle scelte di genitorialità. Una conquista di autodeterminazione, che è arrivata dopo anni di battaglie ideologiche e di lotte al femminile contro pregiudizi, simbolo della liberazione del corpo della donna da retaggi sociali e culturali.

Nasce oggi

Giambattista Vico nato il 23 giugno 1668 a Napoli. Filosofo, storico e giurista dell’età dei lumi, in polemica con il cartesianesimo propose un nuovo criterio di verità, in base al quale si conosce solo ciò che si fa. Escluse pertanto la possibilità di una scienza della natura e volse la sua meditazione alla storia umana. In questa riconobbe un ordine fondamentale, cioè il perpetuo rinnovarsi di tre cicli storici in un eterno avvicendarsi (“corsi e ricorsi”) ma senza un carattere di fatalità. Ha detto: “Il più sublime lavoro della poesia è dare senso e passione alle cose insensate”.

Maurizio Costanzo