
Il lupo trovato morto vicino Pescia
Pescia (Pistoia), 4 febbraio 2021- Credeva fosse cibo, invece erano bocconi avvelenati lasciati lì apposta da chi voleva la sua morte. È così che è morto un giovane esemplare di lupo, nei pressi di Pescia.
Il bracconaggio è di già di per sé un atto illecito molto grave ma quando questo viene messo in atto attraverso il rilascio nell'ambiente di bocconi avvelenati, i danni possono essere imprevedibili. L'esca tossica può essere infatti ingerita da animali appartenenti alle specie più disparate, dal nostro cane o gatto domestico, da una specie cacciabile come la volpe o da una specie particolarmente protetta come il lupo. Ed è proprio quest'ultimo caso quello che si è verificato recentemente non molto distante da Pescia: un giovane esemplare di lupo (Canis lupus) è stato rinvenuto morto senza segni di lesioni esterne. L'autopsia praticata presso il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie di Bologna e le successive analisi tossicologiche hanno evidenziato come la morte sia intervenuta per avvelenamento. Il prodotto utilizzato, tipicamente impiegato come topicida, ha verosimilmente provocato una lenta e dolorosa agonia dell'animale il quale è stato trovato emaciato e con lo stomaco completamente vuoto. Al fine di evitare che altri animali, selvatici ma anche domestici, possano subire la stessa sorte, stamattina è intervenuto sul posto il Nucleo Cinofilo Antiveleno dei Carabinieri Forestali, che ha effettuato una perlustrazione dell'area alla ricerca di altri bocconi avvelenati eventualmente presenti. Lapa, il pastore belga, e Mora, il labrador, sono le specialiste che, condotte dall'appuntato scelto Simona del Reparto Biodiversità di Follonica, hanno setacciato la zona forti delle capacità di riconoscere col fiuto le più disparate categorie di veleni maggiormente utilizzati, capacità sviluppate a seguito di un lungo e specifico addestramento basato sul gioco premio. Al di là dei più gravi aspetti criminosi di chi mira ad uccidere intenzionalmente animali d'affezione o protetti, è bene ricordare che l'Ordinanza del Ministero della Salute del 10 agosto 2020 vieta “le operazioni di derattizzazione e disinfestazione” che non siano “eseguite da imprese specializzate”, e senza “l'impiego di prodotti autorizzati con modalità tali da non nuocere in alcun modo alle persone e alle altre specie animali non bersaglio” a pena di incorrere nel reato di “inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità”, ex art. 650 c.p.
Maurizio Costanzo