Condannato a 23 anni, scarcerato dopo 18 mesi. "La giustizia è morta"

Dure le parole del figlio della vittima: "Nessun rispetto per mio padre". Domiciliari con braccialetto elettronico concessi per buona condotta

I carabinieri e, nel riquadro, la vittima

I carabinieri e, nel riquadro, la vittima

Livorno, 26 gennaio 2023 - In un primo momento si era pensato a un decesso per cause naturali. Poi il colpo di scena dopo che i sospetti dei carabinieri avevano trovato una serie di riscontri oggettivi. La vittima, Nazzario Degl’Innocenti, 94 anni (conosciuto come Nazzario Cerrai) abitava in via Garibaldi a Livorno. In un pomeriggio di fine agosto di due anni fa aveva aperto la porta a una coppia che spesso gli faceva visita. L’anziano conosceva bene la donna: era stata la sua badante e anche dopo aver cessato il lavoro era rimasta l’amicizia. E proprio quell’amica avrebbe fatto entrare insieme a lei il convivente.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due con una scusa hanno distratto l’anziano e hanno approfittato dell’occasione per il furto degli oggetti in oro e di alcune centinaia di euro in contanti, nascosti in un posto che solo chi frequentava la casa poteva conoscere. Qualcosa poi era andato storto. Forse l’anziano si era accorto dell’intenzione dei due, e così è stato soffocato con un cuscino. I carabinieri di Livorno arrestarono i due conviventi, Giacomo Casalati di 47 anni e Ilenia Ricci di 50, ma lui si assunse ogni colpa e così è stato condannato a 23 anni per omicidio volontario, mentre lei è stata assolta da ogni accusa.

Giacomo Casalati
Giacomo Casalati

Ora Casalati, dopo un anno e mezzo, verrà scarcerato: il giudice ha deciso che, per buona condotta, continuerà a scontare la pena ai domiciliari con il braccialetto elettronico. "Un atto di totale mancanza di rispetto verso mio padre, ucciso da Casalati crudelmente, e verso il dolore di chi ancora lo piange la decisione di far uscire dal carcere Giacomo Casalati per concedergli gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico". Sono le dure parole pronunciare da Marco Brucioni, figlio Nazzario. "Temo che questa decisione presa dai giudici – aggiunge –, possa rappresentare un precedente a mio parere pericoloso perché potrebbe aprire le porte delle patrie galere a vantaggio di altri detenuti rei di delitti così gravi".

"Mio padre è stato soffocato senza pietà – ricorda ancora con rabbia e dolore Marco Brucioni – in casa, dove aveva fatto entrare Giacomo Casalati e la sua ex badante, Ilenia Ricci, all’epoca convivente di Casalati, la quale ben conosceva la casa e le abitudini di babbo". La scarcerazione di Casalati per fargli scontare il resto della pena ai domiciliari, quando sarà attivato il braccialetto elettronico, (dei 23 anni ne ha già passati un anno e mezzo dietro le sbarre) per buona condotta e perché durante il processo e anche dopo si è detto "pentito", convince Marco Brucioni del fatto che "la giustizia è morta, non esiste più. La certezza delle pena per reati così gravi come l’omicidio non sta solo nell’infliggere una condanna, ma anche nel farla scontare in carcere".

Conclude Marco Brucioni: "Oggi gestisco un ristorante, mi sono rifatto una vita e rigo a diritto. Ma prima anche io ho pagato il mio conto con la giustizia finendo in carcere per reati connessi alla droga. Ma io la pena l’ho scontata tutta in galera fino all’ultimo giorno. A pochi giorni dalla scarcerazione morì mio fratello. Non mi permisero di andare al suo funerale. Il dolore per quella privazione me lo porto ancora dentro. A quello ora si è sommato il dolore per la perdita di babbo. Il pentimento di Giacomo Casalati non lo riporterà in vita. Sapere che adesso potrà tornare a casa per finire di scontare i 23 anni di reclusione fuori dal carcere, mi avvilisce e colma di rabbia. Questa è una pugnalata al cuore...".