
Shopping nel centro storico di Firenze
Firenze, 17 gennaio 2022 - Il Covid , nella sua variante Omicron, s’infila in ogni dove ma almeno sembra meno cattivo. Chi lo è sempre di più invece è la crisi economica che tiene da due anni i denti ficcati alla gola del commercio non lasciandogli in dote che un filo d’ossigeno. Ma a vlte a qualcuno non basta. Secondo alcuni rumors starebbe per tirare giù le saracinesche un altro pezzo da novanta, il negozio di Hugo Boss in Por Santa Maria, nel baricentro del lusso (e di conseguenza degli affitti vertiginosi) del centro storico. La notizia è nell’aria da tempo. Qualcuno ipotizzava una chiusura già a fine mese con proposta di ricollocamento in altri punti vendita e addirittura in un outlet di un’altra regione degli otto dipendenti del punto vendita.
Tutto è ancora comunque senza conferme anche se dal negozio un lavoratore contattato telefonicamente ieri pomeriggio da La Nazione conferma che "le voci sono assolutamente vere". "Siamo in chiusura – ci spiega il dipendente – anche se non è ben chiara la data. A noi è stato proposto il trasferimento in altre sedi". L’azienda non si è tuttavia ancora espressa in maniera ufficiale. Se la chiusura fosse confermata sarebbe comunque l’ennesima mazzata al commercio fiorentino, già agonizzante e che ora deve anche fare i conti con le saracinesche che vanno giù da Elisabetta Franchi in via Tosinghi. Fossil in piazza Signoria. E poi Moreschi, Carpisa, Guidoreni. E ancora Coin, Zara, Disney. Perfino il santuario del pesce fiorentino, il ristorante ’Vittoria’ di via della Fonderia nei mesi scorsi ha tirato giù il bandone.
L’ecatombe della pandemia ha tempi dilatati e all’inizio e dopo alcuni mesi dall’inizio del disastro sanitario Claudio Bianchi profetizzò con amara lucidità un progressivo e lento sgretolamento lento del tessuto economico fiorentino. Il numero uno di Confesercenti Firenze battezzò come ’zombie’ "le migliaia di imprese rimaste in una sorta di limbo pur essendo a un passo dal tracollo" e stimò in un 30% il numero di attività che a fine pandemia avrebbe avuto un’insegna diversa. Al netto comunque della pandemia e delle devastanti ripercussioni sull’economia locale storicamente trainata dal turismo (che ancora, inutile girarci intorno, non è ripartito e chissà quando lo farà) il ’colpevole’ è individuato da molti nel caro-affitti, già non facili da sostenere per molte attività del centro a condizioni normali, praticamente impossibili da pagare dopo quasi due anni da tregenda per il commercio. Lo scenario è comunque ancora in stand-by con molte attività alla finestra in attesa di capire come e quando qualcosa potrebbe ricominciare a girare per il verso giusto. Una cosa è certa: alla fine dell’emergenza sanitaria lo skyline del commercio cittadino sarà inevitabilmente, profondamente, mutato.