REDAZIONE CRONACA

L’Unione italiana ciechi toscana a favore del Burkina Faso

Inviati medici in Africa e creato un avanzato centro oftalmico grazie ad un progetto di cooperazione internazionale

L'incontro tra le delegazioni toscane e africane

Firenze, 25 febbraio 2019 - Offrire un aiuto concreto ai non vedenti del Burkina Faso. Va avanti da dieci anni il progetto di cooperazione internazionale tra il comitato toscano della sezione italiana dell’agenzia internazionale per la prevenzione della cecità, l’Unione italiana ciechi di Firenze e l’associazione non vedenti dello Stato africano. Sono due milioni e mezzo, su una popolazione di 27 milioni, i ciechi del Burkina Faso. Un’incidenza di ben cinque volte superiore rispetto a quella che registriamo in Europa.

Per questo l’Uic ha deciso di non stare con le mani in mano, tant’è che in questi anni ha inviato medici sul posto e creato una delle Unità oftalmiche più sofisticate dell’Africa. In questi giorni sono a Firenze Christophe Oule e Lassané Ilboudo, rispettivamente presidente e segretario dell’omologo dell’Uic in Burkina Faso. E stamani si è svolta, presso la stamperia Braille della Regione Toscana, un’iniziativa per presentare i risultati del progetto, alla presenza di Antonio Quatraro, presidente Unione italiana ciechi e ipovedenti-consiglio regionale toscano, di Giorgio Ricci, presidente del comitato toscano della sezione italiana della Iapb e di Christophe Oule e Lassané Ilboudo, rispettivamente presidente e segretario dell’associazione dei ciechi del Burkina Faso.

Il progetto di cooperazione internazionale sanitaria, co-finanziato dalla Regione, vede quale partner operativo il sistema pubblico di oculistica toscano e, ancora, la Misericordia e il movimento Shalom. In questi anni i nostri medici hanno operato un migliaio di persone e, nella capitale Ouagadougou, è stata creata una sala operatoria di oculistica molto avanzata. “Il progetto ambisce a dare un contributo fattivo alla lotta alla cecità. Basti pensare che, nei Paesi poverissimi, l’80% dei casi sarebbero evitabili”, spiega Ricci. Già, perchè in Burkina Faso si perde la vista per patologie da noi curabilissime. In prima fila, troviamo la cataratta, causa della metà dei casi di cecità africani, e ancora le patologie infettive, debellabili con antibiotici e con una maggiore attenzione all’igiene, e il glaucoma. “Per non parlare poi dei numerosi bambini che non vanno a scuola per forti miopie ed ipermetropie - prosegue Ricci -. Appaiono piccoli con handicap, invece manca loro semplicemente un paio di occhiali”. Per questo, quanto sta facendo l’Uic è di fondamentale importanza. Grande attenzione viene poi riservata alla formazione. Proprio in questi giorni a Lucca c’è un infermiere in oculistica del Burkina che sta seguendo un corso intensivo di diagnostica. Purtroppo la situazione del Paese è sempre più rischiosa. Ma certo il progetto non verrà interrotto. Casomai rimodulato, in modo da cercare di fare sempre più formazione in Toscana.

“Perdere la vista è sempre una tragedia - afferma Quatraro -. Ma quando la nostra condizione ci permette di essere di aiuto a chi, oltre ad essere cieco, ha solo la commiserazione e il rifiuto, la nostra tragedia diventa paradossalmente un punto di forza, per aprire gli occhi e guardare a chi sta peggio di noi. Aiutare gli amici del Burkina Faso significa contribuire a creare un mondo che non ha bisogno né di clandestini né di nuovi schiavi”.