Il pugno al volto e la caduta dalla finestra, la famiglia di Denny Magina: “Mai creduto al suicidio”

Scatta l’arresto per l’uomo accusato di averlo colpito nel 2022. La vittima aveva 29 anni. Preziosi i filmati registrati da due ragazze che erano in strada

Livorno, 19 marzo 2024 – Un pugno al volto: Denny Magina, sbilanciato, sarebbe caduto così dalla finestra del quarto pieno trovando la morte. La famiglia non aveva mai creduto al suicidio. Si è chiuso il cerchio intorno alla morte di Denny Magina, il 29enne livornese morto alle prime ore del mattino il 22 agosto 2022. Il decesso avvenne in ospedale per i traumi subiti nella caduta da una finestra di un alloggio popolare al quarto piano in via Giordano Bruno 8, occupato abusivamente da spacciatori tunisini. Nei confronti di uno di loro, un 34enne, i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Livorno hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio preterintenzionale.

Denny Magina
Denny Magina

Secondo gli investigatori il 34enne avrebbe colpito al volto Denny con un pugno, forse al culmine di una lite, alla presenza anche di un 31enne e un terzo soggetto, anch’essi indagati. Sbilanciato dal colpo ricevuto, Denny cadde dalla finestra con il davanzale troppo basso per impedirgli di finire nel vuoto. Visto che il giovane stava per precipitare, i due stranieri (il 34enne e il 31 enne) avrebbero provato ad afferrarlo per le caviglie, senza successo. Dall’analisi sul corpo e gli indumenti del 29enne sono emerse tracce biologiche dei due uomini sulle sue caviglie a dimostrazione del tentativo di trattenerne la caduta. Sulla bocca di Denny sono stati trovati i segni del colpo e tracce (1291 particelle di materiale inorganico del diametro nell’ordine di frazioni di millimetri, di platino e argento) dell’anello che il 34enne indossava in quel momento. Grazie a questi elementi è stato possibile per gli inquirenti dell’Arma comandati dal colonnello Piercarmine Sante Sica e coordinati dal sostituto procuratore Giuseppe Rizzo risalire al presunto responsabile principale della morte di Denny, che ha tentato più volte di scaricare la colpa su altri. Al 34enne irregolare in Italia, indagato per omicidio preterintenzionale, era già stato contestato il reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti il 15 novembre 2022 e per questo era finito in carcere. È stato poi trasferito nel carcere di Lucca. Il 34enne era stato arrestato in provincia di Bergamo, dov’era fuggito dopo la morte di Denny. È finito nel mirino della Procura della Repubblica e dei carabinieri di Livorno anche un 31enne, lo stesso tunisino, fermato a Udine sempre dopo la morte di Denny, accusato in egual modo di detenzione di droga ai fini di spaccio. Ma c’è anche un terzo soggetto, implicato in questa vicenda, in carcere per rapina per la quale deve scontare 8 anni nel novembre 2022. I carabinieri sono arrivati al 34enne e al 31enne grazie alle dichiarazioni rilasciate da 21 persone che, la notte del 22 agosto 2022, inconsapevoli di quello era accaduto, si erano recate nell’alloggio di via Giordano Bruno adibito a centrale di spaccio dai due tunisini, dove invece c’erano i carabinieri. Grazie alle informazioni testimoniali raccolte dai 21 acquirenti di droga, i carabinieri hanno tracciato l’identikit di chi si trovava in quella casa la tragica notte del 22 agosto 202 2. Ancor più preziosi i filmati registrati da due ragazze che erano in strada quando Denny cadde dalla finestra: hanno udito il tonfo del corpo del 29enne nel cortile e hanno avuto la prontezza di riprendere la scena con i telefonini e la fuga di alcuni soggetti dal luogo, senza prestare soccorso a Denny.

Determinante anche la perizia medico-legale che la Procura ha affidato a due medici legali "Luigi Papi e David Forni – sottolinea il sostituto procuratore Rizzo – che hanno individuato la ferita sulle labbra di Denny, incompatibile con la caduta, bensì conseguenza del pugno sferratogli dal 34enne tunisino, e i frammenti dei materiali di un anello, che si è scoperto poi appartenere allo stesso 34enne, noto negli ambienti dello spaccio come ’il pugile’ per la sua indole violenta".