La disabilità a confronto con il lockdown

L’intervista a Vincenzo Falabella, presidente della ‘Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap’

Il presidente di FISH Vincenzo Falabella con il presidente del Consiglio Conte

Il presidente di FISH Vincenzo Falabella con il presidente del Consiglio Conte

Firenze, 23 luglio 2020 – Abbiamo intervistato Vincenzo Falabella, presidente di FISH Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap,  organizzazione che riunisce un gran numero di associazioni impegnate nelle politiche di inclusione sociale delle persone con diverse abilità.

Presidente, durante il lockdown molte sono state le problematiche per le persone con disabilità, che hanno dovuto aggiungere alle quotidiane sfide personali anche quelle relative all’emergenza. Quali le maggiori difficoltà in campo sociale, sanitario, lavorativo nel periodo della pandemia e quali oggi nella fase 2? 

“Nel nostro Paese non esiste un piano di emergenza in caso di catastrofi o emergenze umanitarie specificamente pensato per le persone con disabilità. Si noti che questa non è una richiesta o un'istanza delle organizzazioni delle persone con disabilità, ma un'indicazione di atti internazionali ratificati e condivisi anche dall’Italia. La pandemia rientra sicuramente fra quelle catastrofi e quelle emergenze cui fanno riferimento gli atti internazionali, non ultima la Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità. L'Italia non si è dotata di quel piano. Le conseguenze erano quindi in qualche modo prevedibili. È saltato il sistema di protezione domiciliare per molte persone con disabilità. Questo significa che alcuni sono rimasti isolati trovando talvolta – ma non sempre - risposte frammentarie nel volontariato, nel vicinato, nelle organizzazioni nel territorio. Ma il grosso del carico assistenziale è rimasto in capo alle famiglie. E i nuclei familiari sono molto diversi fra loro: vi possono essere genitori anziani, nuclei numerosi oppure anche persone con disabilità che vivono con una badante o un assistente personale. La solitudine e l'isolamento sono state le prime evidenze. Talvolta si sono acuite situazioni precedenti già gravi. Si aggiunga il fatto che le scuole e i centri diurni sono stati chiusi ed anche in questo caso i minori e le persone con disabilità sono rimaste a casa a carico dei genitori che spesso erano in smart-working. La didattica a distanza non ha generalmente funzionato per gli alunni e le alunne con disabilità. Le conseguenze sono immaginabili ma anche inaccettabili per il futuro. Si sta tentando molto lentamente di tornare alla normalità. Continuiamo a raccogliere segnalazioni di profondi disagi soprattutto per i minori e per la rallentata riapertura dei centri diurni per le persone con disabilità. Ma abbiamo segnalazioni negative anche in ambito lavorativo in particolare per le persone con disabilità o con quadri clinici particolari che sono più esposte al rischio di contagio.”

Come partecipante agli ‘Stati Generali’ di Villa Pamphili del giugno 2020, quali le aspettative per il futuro e le richieste di FISH al Governo? Quale la situazione lavorativa ad oggi per le persone con disabilità in Italia, in particolare a Firenze e in Toscana, e quali gli interventi più urgenti da attuare? “Al Governo durante gli Stati Generali - ma anche prima e dopo - le richieste sono andate nella direzione di compensare i disagi che abbiamo appena espresso. Innanzitutto siamo particolarmente preoccupati per l’avvio del nuovo anno scolastico. Abbiamo chiesto al Governo che questo inizi all’insegna della sicurezza ma anche della certezza della frequenza per tutti, quindi anche per le alunne e gli alunni con disabilità. L’impatto della frequenza scolastica non è solo legato alla formazione e al diritto allo studio dei ragazzini, ma incide direttamente sull'organizzazione di tanti nuclei familiari. Questo ovviamente vale anche per la riapertura dei centri diurni per l'intera popolazione con disabilità. Se questi centri non riaprono a pieno regime e quanto prima molti familiari dovranno conciliare il proprio lavoro con necessità assistenziali superiori e maggiori. E questo può essere estremamente complesso e contribuire all'uscita stessa dal mondo del lavoro. Ed è proprio il diritto al lavoro che è oggi più importante che mai per le persone con disabilità. Rileviamo segnali preoccupanti, temiamo che momenti di crisi come quello attuale e quello che verosimilmente ci attende possano finire per forzare l'uscita dal mondo del lavoro di molte persone con disabilità. Anche questa è un’attenzione che abbiamo chiesto al Governo. Ancora due richieste sono importanti: La prima è la necessità, sempre più stringente, di accelerare l'approvazione di una legge sui caregiver familiari che riconosca in modo chiaro il loro ruolo e ne sostenga concretamente l'attività. La seconda richiesta è relativa ad una evidenza resa ancora più drammatica dal Covid: la disabilità comporta rischi di impoverimento e povertà relativa ed assoluta. Va prevista una profonda revisione del sistema degli emolumenti assistenziali a favore delle persone e dei nuclei familiari. In tal senso la sentenza della Corte costituzionale di cui stiamo attendendo la pubblicazione, dovrebbe contribuire decisamente ad un trattamento più dignitoso di tanti cittadini italiani”

La ‘Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità’, ratificata dall’Italia nel 2009, ha messo in luce come la disabilità non debba considerarsi una condizione soggettiva, ma dipenda in gran parte dall’interazione fra individuo e contesto ambientale, sociale e culturale. A che grado di consapevolezza siamo arrivati nel nostro Paese per assicurare alle persone con disabilità il diritto alla vita, non inteso come sopravvivenza o assistenza, ma fatto di relazioni ed esperienze? “C'è ancora moltissima strada da percorrere sia in termini di nuove norme che indichino con chiarezza i diritti umani e li rendano più facilmente esigibili, sia in termini culturali che comprendano il valore della differenza e la necessità di supportare e sostenere il disagio da qualsiasi parte esso provenga. Va detto però che le competenze e le responsabilità sono molto variegate e differenti: ognuno deve fare la sua parte. In questo senso non possiamo che ripetere per l'ennesima volta che esiste in Italia un Programma d'azione biennale sulla disabilità che prevede specifiche linee di azione per tutti gli ambiti di vita delle persone con disabilità. Un atto molto concreto alla cui stesura hanno contribuito le organizzazioni delle persone con disabilità, ma anche i ministeri, le regioni, i comuni, le organizzazioni dell'impegno civile e sindacale. È un atto che ha assunto la veste di decreto del Presidente della Repubblica. E' stato pubblicato nel dicembre del 2017 ma ad oggi è largamente inattuato. Ecco: anche sulla disabilità bisogna fare il salto e passare dalle riflessioni e dalle elaborazioni, che ormai sono più che mature, al fare concreto con determinazione ed opportune risorse”