
Un laboratorio di analisi
Firenze, 23 novembre 2020 - Dalla Germania insistono, e pretendono che E.G., 42 anni, fiorentino, noto in città perché calciante dei "Rossi" di Santa Maria Novella, venga estradato. Per un furto che lui giura di non aver commesso: per dimostrare la propria estraneità all’accusa, chiede che venga ripetuto l’esame del dna, in modo da sbugiardare i nebulosi esiti scientifici che hanno corroborato un mandato d’arresto nei suoi confronti.
E’ un giallo . E un intrigo internazionale che si dipana tra Germania, Italia e Austria, il paese che detiene, non si sa come, una ’targa genetica’ di un tale E.G., che sta alla base del provvedimento dell’autorità giudiziaria tedesca. Forse siamo di fronte a un grande equivoco. Ma è comunque una brutta storia, quella che approda domani davanti alla corte d’appello di Firenze. I magistrati stringono tra le mani il destino del calciante, "inchiodato" da un dna che lo colloca in una villa della Baviera dove, il 6 settembre del 2008, avvenne un grosso furto.
Ma come si è arrivati da quella traccia al calciante? L’avvocato Nicola Muncibì, legale del fiorentino, ha scoperto che il dna isolato sul luogo del furto, combacia con un’altra traccia, ricavata, nel lontano 2003, su un altro crimine, ovvero un saccheggio in una proprietà a Villach, in Austria. Questo dna del 2003 è stato attribuito a E.G., stesso nome del calciante anche se identificato con un anno di meno rispetto all’anagrafe italiana. Ecco perché, dal febbraio scorso, la Germania "chiede" all’Italia il 42enne.
Ma non tutto è chiaro. Anzi. Dalla consultazione degli atti presso la polizia della nota località sciistica, gli austriaci hanno riferito ai difensori "che il signor E.G. non risulta registrato nel sistema e anche il numero di procedimento indicato non è assolutamente corretto".
Com’è possibile che il suo nome, associato a un dna, figuri negli archivi? L’unica spiegazione per questa vicenda, che Muncibì definisce "kafkiana" in una memoria difensiva depositata alla corte d’appello, è che E.G. sia stato vittima di un furto d’identità. E che il dna non sia il suo.
Il calciante dichiara di non essere mai stato né in Austria né in Germania, negli anni delle contestazioni. Però, nel 2005, una sua patente che aveva smarrito venne utilizzata da una persona di Chiavari che, dopo averci appiccicato la sua fotografia, la adoperò anche per compiere dei reati. E’ questa la soluzione dell’enigma? Una nuova prova del dna potrà comunque stabilire se le tracce isolate a Villach sono davvero le sue.