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Giovani e social, l'allarme di Enrico Rossi: "Intervenga l'Europa"

L'ex presidente della Toscana e attuale commissario Pd in Umbria, dopo la morte della bimba di 10 anni, scrive una lunga riflessione sulla sua pagina Facebook: "Necessarie regole che tutelino i minori. Non possono essere i genitori da soli incaricati di questa responsabilità"

Enrico Rossi

Firenze, 24 gennaio 2021 - "La tragica morte, a Palermo, di una bambina di dieci anni, Antonella Sicomero, per avere seguito una sfida lanciata su un social network, lascia sgomenti e purtroppo non è il primo caso. Il web è una straordinaria fonte di conoscenza e di relazioni ma è necessario mettere regole di accesso che tutelino i minori". Enrico Rossi, ex governatore della Toscana e attuale commissario Pd in Umbria, lancia dalla sua pagina Facebook l'allarme sull'utilizzo dei social da parte dei giovani. "Non possono essere i genitori da soli incaricati di questa responsabilità, proprio quando la pandemia spinge ad un uso ancora più intenso della navigazione internet sui siti e sui social. Sono le istituzioni pubbliche che devono intervenire".

"L’Unione Europea - continua Rossi, che nasce sull’idea di un mercato regolato che tuteli i consumatori, deve sentire il dovere morale di non lasciare questo vasto campo della vita dei nostri giovani alle sole regole del profitto, senza curarsi della loro educazione e della qualità dei contenuti sui quali si formano. Se nella prima e seconda rivoluzione industriale i bambini e i ragazzi morivano nelle fabbriche in condizioni terribili oggi, non solo si sono riprodotte quelle stesse condizioni in molte parti del mondo, ma la sofferenza e i soprusi si sono estese anche su di un piano diverso, personale e psicologico, non meno insidioso e devastante per la salute fisica e per lo sviluppo della gioventù. Un algoritmo che è finalizzato a fare stare una persona il più possibile incollata sul web, perché così guadagnano di più le multinazionali, non può decidere della formazione dei nostri figli. Attendere ancora è da irresponsabili o da complici".