Morta in discoteca, "Matteo è afflitto da un dolore profondo"

Parla l’avvocato del giovane indagato dopo la morte di Erika. «Era legato a lei sincero affetto, non le avrebbe mai fatto del male»

La discoteca di Sovigliana (Empoli) dove è avvenuta la morte di Erika

La discoteca di Sovigliana (Empoli) dove è avvenuta la morte di Erika

Livorno, 31 ottobre 2019 - «Matteo Nerbi è afflitto dal più profondo dolore per la morte della sua migliore amica Erika Lucchesi. Erano molto legati e mi ha assicurato con tutta la forza e la convinzione possibile, che mai avrebbe fatto qualcosa che potesse mettere a repentaglio la sua incolumità». A parlare è l’avvocato Francesco Atzeni che assiste insieme all’avvocato Arnaldo Belvedere il ventenne Matteo Nerbi, l’amico di Erika che era nella discoteca Jaiss di Sovigliana quella maledetta notte tra sabato 19 e domenica 20 ottobre. In quel locale tanto amato dai giovani, lei è morta fra le tre e le quattro dopo una crisi epilettica (così è stato riferito ai carabinieri dai testimoni). Matteo è stato indagato dalla Procura della Repubblica di Firenze insieme alla rappresentante legale della discoteca Antonietta Abruzzese e allo spacciatore tunisino Emir Achour (attualmente ricercato). Per tutti e tre i reati contestati sono: morte in conseguenza di altro reato, spaccio e omicidio colposo.

«Matteo sabato 26 ottobre è andato alla chiesa dei Salesiani per salutare un’ultima volta Erika, - riferiscono i legali del giovane - uno dei familiari gli ha impedito di entrare in chiesa. È stato afferrato e allontanato in malo modo. Una reazione del genere è stata dettata probabilmte dal dolore, ma forse anche indotta da certe notizie apparse sui media che hanno messo alla gogna Matteo mentre sono in corso le indagini«. «Gli inquirenti, abbiamo letto, pensano che Matteo Nerbi abbia venduto la droga a Erika dopo averla presa dal suo fornitore Emir Achour che era nella discoteca. - proseguono gli avvocati - Matteo lo nega con decisione e smentisce eventuali testimonianze rese da altre persone che hanno dichiarato ai carabinieri di averloc visto mentre dava la droga a Erika. Invece ha ammesso di avere avuto con sé dell’extasy ma per uso personale acquistata da Achour. Una mezza pasticca l’aveva lasciata nel pacchetto di sigarette di Erika perché non sapeva dove conservala. Questo pacchetto di sigarette era in una tasca della felpa di Erika che lei gli aveva chiesto di tenere perché voleva ballare. La felpa poi è stata consegnata ai familiari da Matteo il giorno dopo e loro l’anno data ai carabinieri». Sempre ai carabinieri i familiari hanno consegnato il telefonino di Erika dopo averlo recuperato dagli amici rientrati a Livorno in treno quella drammatica notte. Intanto in via di Salviano a Livorno alla porta del piccolo condominio dove viveva Erika con la famiglia, è stato esposto un cartello con su scritto «si prega vivamente di rispettare il cordoglio della famiglia Lucchesi. La famiglia è i condomini si riservano di non rilasciare alcuna dichiarazione in merito a quanto è accaduto. Grazie per la comprensione«. La famiglia adesso affida ai suoi legali Antonella Ruggiero e Francesco Campo di filtrare informazioni e dichiarazioni. Monica Dolciotti © RIPRODUZIONE RISERVATA