Controlli in discoteca, Gabrielli frena: "Non si può militarizzare l’estate"

ll capo della polizia alla Versiliana: il rimedio sarebbe peggiore del male. Ma non siamo fuori dall’emergenza

Franco Gabrielli intervistato da Agnese Pini (Umicini)

Franco Gabrielli intervistato da Agnese Pini (Umicini)

Marina di Pietrrasanta (Lucca), 13 agosto 2020 - Prefetto, capo della Polizia e direttore generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli arriva ieri al Caffè della Versiliana di Marina di Pietrasanta e, intervistato dalla direttrice de La Nazione, Agnese Pini, affronta i temi più caldi di questa drammatica estate: immigrazione, contagi e ordine pubblico, tensioni con le forze dell’ordine e furbetti del bonus.

Agnese Pini: «Prefetto, negli ultimi tempi il tema migranti sembrava essere uscito dall’agenda delle emergenze. E invece adesso le nostre coste tornano a riempirsi di barconi». Franco Gabrielli: «Non mi sento di dire che ci sia un’emergenza per i numeri del fenomeno (14mila sbarchi da gennaio ndr), però c’è un tema serio, ed è il rischio contagi da Covid. Un tema che deve essere affrontato per garantire la salute pubblica del Paese. Con grande fatica la ministra Luciana Lamorgese sta lavorando da tempo su questo fronte, ma restano alcune aree critiche. Abbiamo dei cluster, come a Treviso, dove registriamo molti cittadini positivi del Bangladesh, del Pakistan, dell’Afghanistan. Peraltro sono quasi tutti asintomatici, e ciò complica le cose».

Pini: «Possiamo parlare di emergenza sanitaria legata all’immigrazione?» Gabrielli: «Occorre affrontare la situazione con onestà intellettuale, senza cercare il nemico di turno col rischio poi di non mettere a fuoco il problema: certamente esiste una necessità reale di contenimento del virus nelle aree di sbarco. Ma mentre noi ci concentriamo solo sugli stranieri, dimentichiamo i possibili rischi di contagio che arrivano dagli italiani in vacanza all’estero». 

Pini: «Quale ritiene essere il principale problema legato ai flussi migratori nel Paese?» Gabrielli: «Il problema è questo: non esiste un modo lecito di entrare in Italia. Fino a che non si affronta questo punto con buonsenso, non avremo una visione di lungo respiro».

Pini: «Quali dunque le soluzioni possibili?» Gabrielli. «Ho sempre guardato con grande diffidenza al buonismo di chi immagina che si possa accogliere tutti. Una condizione irrealizzabile. L’altro grosso tema è quello dei rimpatri. Ci vogliono seri e strutturati accordi internazionali, perché le persone non sono pacchi postali, e dunque è necessario inserire clausole migratorie negli accordi di cooperazione internazionale. Il punto è che un tema come l’immigrazione non può essere gestito solo dal ministero dell’Interno, la regia deve avere l’egida di Palazzo Chigi». 

Pini: «L’anno che stiamo vivendo è eccezionale non solo per via del Covid ma anche per le tensioni che a livello internazionale e nazionale si sono create tra le forze di polizia e i cittadini. Dal caso Floyd negli Usa allo scandalo dei carabinieri a Piacenza, fino al recente episodio di Vicenza, dove un poliziotto ha afferrato per il collo un immigrato cubano».  Gabrielli: «Il contesto di quest’ultimo episodio non è quello che si racconta nei 58 secondi del video, ma è più ampio. Io di quella vicenda stigmatizzo, e per questo ci saranno conseguenze, le modalità con cui il poliziotto è intervenuto. Ma dobbiamo tenere conto di tutti i momenti precedenti, che non si vedono nel filmato: e cioè il fatto che gli agenti siano stati dileggiati e che abbiano richiesto più volte di poter identificare quelle persone. Ho sentito parlare di razzismo, ma qui il razzismo non c’entra niente. Quello che preoccupa è che si inneschi nel nostro Paese un sentimento di discredito nei confronti delle forze di polizia». 

Pini: «Durante il lockdown le forze dell’ordine sono state al centro di episodi che hanno fatto discutere...». Gabrielli: «La quasi totalità dei nostri agenti ha operato durante le verifiche anti-Covid secondo criteri di buonsenso. Nel periodo più critico della pandemia abbiamo controllato con impegno e professionalità 14 milioni di persone, poi però siamo finiti sui giornali soltanto per i pochi episodi incresciosi che hanno coinvolto alcuni agenti: dai bagnanti rincorsi sulla spiaggia di Rimini, al papà di un bambino fermato mentre accompagnava il figlio in ospedale».

Pini: «Il Covid e la movida. Quale crede sia la strategia migliore?» Gabrielli: «Credo che il controllo massivo nelle discoteche porterebbe degli effetti devastanti. Non ha senso militarizzare la movida. Le modalità con le quali le forze di polizia dovrebbero gestire il controllo sono molto importanti. In questo caso credo che il rimedio sarebbe peggiore del male. Il tema della ripresa delle attività economiche del Paese io me lo pongo. Siamo entrati in un meccanismo in cui alcune accortezze in termini di profilassi devono diventare stile di vita, poiché non possiamo sentirci fuori dall’emergenza»

Pini: «Lei è un uomo delle istituzioni, di queste figure l’Italia ha un gran bisogno. Pensa sia giusto fare i nomi dei parlamentari che hanno richiesto il bonus Covid?» Gabrielli: «Non solo è giusto. Credo che questo Paese abbia bisogno solo di una cosa: trasparenza. Le istituzioni per i cittadini dovrebbero essere una casa di vetro».