STEFANO BROGIONI
Cronaca

Il documentario di Renzi finisce sott’inchiesta

La procura di Roma scandaglia i rapporti tra l’ex premier e la ’Arcobaleno Tre’, la società che ha prodotto "Firenze secondo me"

Firenze, 14 luglio 2021 -  Finanziamento illecito, ancora. La procura di Roma mette sotto inchiesta il g iro di fatture e pagamenti intorno al documentario di Matteo Renzi, "Firenze secondo me", e il leader di Italia Viva si ritrova nuovamente indagato, con la stessa accusa già formulata dai pm toscani per la fondazione Open. Con Renzi, secondo un’anticipazione di "Domani", è indagato anche il manager Lucio Presta, e il figlio Niccolò, con la loro ’Arcobaleno Tre’, la società che ha prodotto il documentario di Renzi, andato in onda su ’Discovery’, costato quasi un milione di euro, di cui quasi mezzo milione pagati a Renzi. Operazione che nel 2019 venne segnalata anche da una relazione dell’antiriciclaggio della Uif. L’ex premier ha replicato in una diretta social: "Con molta tranquillità e determinazione dico che vado avanti, con più decisione di prima. E vado avanti a testa alta, perché tutto quello che ci riguarda è trasparente, tracciato, bonificato, lecito e legittimo. Non ho niente da nascondere né da vergognarmi". "Potrei fare una battuta - ha detto ancora il leader Iv - e dire che rispetto all’ultima presentazione di un libro, quando hanno arrestato mio padre e mia madre, questa volta si sono limitati a un avviso di garanzia. Ma c’è poco da ridere. Anzi, niente. Buon lavoro ai magistrati, facciano il loro dovere di indagare. Siamo a disposizione, se vogliono avere informazioni ci chiameranno e andremo, con grande disponibilità. E buon lavoro a chi non si lascia fermare. Io non ho paura di nessuno e di niente". "Contrariamente a quanto si legge - ha spiegato Federico Lucarelli, legale di Arcobaleno Tre -, si tratta di prestazioni esistenti, regolarmente fatturate all’Arcobaleno Tre e pagate alla persona fisica, quale corrispettivo dell’attività svolta, non al politico o al partito. Stiamo presentando una memoria con documentazione contrattuale e bancaria che certamente sarà motivo di attenta valutazione da parte della procura, onde fugare ogni dubbio sulla posizione dei signori Presta". I soldi che Renzi ottenne da Presta, già tra gli organizzatori della Leopolda, sarebbero andati a saldo di gran parte del prestito che l’imprenditore Maestrelli, tramite il conto della madre, aveva fatto all’ex premier per l’acquisto della villa di via Tacca. L’operazione - finita anch’essa nel mirino dell’antiriciclaggio - non ha ricevuto contestazioni da parte della procura di Firenze, che a suo tempo aveva aperto un fascicolo. Ma i magistrati di Roma, scandagliando i conti della Arcobaleno Tre, avrebbero scoperto, secondo "Domani", altri due contratti e relativi bonifici da centinaia di migliaia di euro a favore di Renzi. Denaro versato dalla società del manager all’ex premier per la cessione dei diritti d’immagine e per alcuni progetti televisivi che i due avrebbero dovuto fare insieme. Nel decreto di perquisizione ai Presta e alla loro Arcobaleno Tre, i pm Alessandro Di Taranto e Gennaro Varone citano "rapporti contrattuali fittizi, con l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell’utilizzazione quali costi deducibili inerenti all’attività d’impresa costi occulti del finanziamento della politicà". I programmi ipotizzati non sarebbero mai stati realizzati e i pagamenti a Renzi non sarebbero stati messi a bilancio.