GIOVANNI SPANO
Cronaca

Sgominata una banda nuova dei Rolex

Ordine di custodia per 7 elementi. Indagine dei carabinieri dopo un’aggressione in via Scialoia. Motocicli nascosti in un furgone

Rolex

FIRENZE, 30 giugno 2021 -  Napoli-Firenze andata e ritorno lungo l’A-1 sono 950 chilometri. Le bande di rapinatori di Rolex si fanno la trasferta anche in un giorno, più spesso dormono in albeghi o B&B e al mattino ripartono. Si vede che ne vale la pena. Che il ‘mercato’ rende. Una di queste bande è stata disarticolata dai carabinieri della Compagnia al comando del maggiore Antonino Piccione, in collaborazione con i colleghi di Napoli. Sette le persone colpite da ordine di misure cautelari – 5 in carcere, 2 ai domiciliari – richieste dal pm Christine Von Borries e firmate dal giudice Giampaolo Boninsegna. Contestate per ora due rapine aggravate in concorso. Salvatore Lezzi, 53 anni, e Rocco Tomaselli, 31, sono già in carcere a Poggioreale; Giovanni Vaccaro, 30 e Giovanni Capasso, 25, ai domiciliari perché incensurati. O è stato il loro ‘battesimo del fuoco, o è la prima volta che li hanno presi.Altri tre a ieri sera erano ancora attivamente ricercati. Due mesi di indagini, avviate dopo il brutto episodio di via Scialoia del 23 aprile scorso dagli investigatori del Nucleo Operativo della Compagnia di Firenze. In via Scialoia dunque c’è una signora in macchina, sta guidando, il braccio appena fuori dal finestrino. Si accorge solo all’ultimo dei due motociclisti che l’affiancano e le sfilano il Rolex.  

I carabinieri inizialmente hanno pochi elementi. Ma li fanno fruttare bene. Qualche cifra di una targa alfanumerica sembra, la cura estrema nella visione dei filmati di decine di telecamere di sicurezza. All’indomani i banditi sono già ripartiti, ma di lì a poco i carabinieri ricostruiscono la loro trasferta fiorentina. Le moto, le prime ad essere ‘attenzionate’ sono occultate dai banditi in un furgone parcheggiato in Oltrarno. Noleggiato a Caserta, è intestato a un prestanome. Nome chiama nome e l’Arma comincia a stringere il cerchio dei sospetti. In fondo ogni batteria ha sempre qualche ‘specialista’ o più d’uno che ha già assaggiato arresti e carcere. Allora la mattina successiva al colpo il furgone riparte con due uomini a bordo, i motocicli di grossa cilindrata già stivati dentro. Anche questi risulteranno intestati a prestanome compiacenti. Fa da staffetta un’auto, a bordo ci sono altri due ultrasospetti. Il ‘corteo’ imbocca l’autostrada, direzione Sud. Proseguono le indagini, soprattutto per vedere quali telefonini, quali numeri, e di chi, hanno agganciato le celle telefoniche fiorentine durante la trasferta.

Quando, il 19 maggio, i carabinieri di Torino intervengono su una rapina del tutto analoga (anziano alla guida, tre motocicli in azione stavolta, portato via un Rolex daytona da 10mila euro), la segnalazione viene girata anche ai colleghi di Firenze. Viene predisposto un controllo a Firenze sud. I militari sanno di dover fermare un furgone Ducato. E la macchina d’appoggio. C’è, il Rolex rapinato a Torino. Il riscontro è importante, forse decisivo. In quel momento i componenti della batteria sono denunciati ‘solo’ per ricettazione; ma i carabinieri ormai hanno nomi. Il loro modus operandi: l’azione dopo accurate ricerche delle vittime potenziali che, individuate, vengono seguite, pedinate in attesa del momento più propizio per aggredirle. Una successiva perquisizione consente di trovare nelle abitazioni di alcuni di loro i vestiti ritenuti uguali, identitici, a quelli indossati in entrambi i colpi, a Firenze e a Torino.