ANGELA BALDI
Cronaca

Export a due velocità: l’oro ’traina’ la frenata ma i gioielli crescono

Calano i lingotti, le aziende produttrici staccano Vicenza. Moda: cresce solo qui. Il peso della guerra e l’escalation Usa. Turchia primo mercato, Dubai scende

oro

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Arezzo, 14 marzo 2024 – Frena, ma l’oro aretino taglia comunque per primo il traguardo sotto la bandiera a scacchi. Il sistema produttivo chiude la partita 2023 dell’export, calcolate dalla Camera di Commercio sulla base dei dati provvisori Istat, con un calo non irrilevante, un -4,4%. Resta il locomotore della Toscana ma la sua percentuale sul totale dell’export scende sotto la soglia del 20%: eravamo arrivati un anno fa al 20,6. Come dire che più di un euro su cinque tratto da esportazioni parlava aretino. Ora siamo al 18,6%, ma allo stesso tempo la forbice resta ampia. Quegli oltre dieci miliardi e 700 milioni di euro staccano di 4 quattro miliardi, ad esempio, Pisa e Livorno, doppiano Pistoia e Prato. E nella Toscana del sud, pur a fronte di un balzo in avanti di Siena, rimaniamo a drenare il 65% del totale dei proventi da esportazioni. Tutto bene? No, quel segno meno dà fastidio. Si posiziona nel mondo dell’oro ma non in quello della gioielleria. La differenza è sottile eppure corposa: da una parte i lingotti come bene rifugio, il cui spazio evidentemente si è andato affievolendo, e dall’altra la produzione e la vendita del prodotto finito, che invece è saltato in ascensore. Solo nell’ultimo trimestre l’avanzata è stata da rullo compressore: un balzo del 23,6% rispetto allo stesso periodo del 2022, portando il consuntivo di fine anno a 3,5 miliardi e la percentuale sui dodici mesi a un aumento del 9,4%. Nel quarto trimestre cresce del +23,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Numeri, sottolinea il presidente della Camera di Commercio Massimo Guasconi, che allargano a nostro favore la forbice rispetto alle altre capitali dell’oro. Perchè è vero che anche gli altri due distretti mostrano segnali positivi, ma sono inferiori a quelli aretini: Valenza chiude l’anno con un +8,7% mentre Vicenza si ferma a +1,7%, entrambi sotto il nostro 9,4%. Nella hit dei mercati la Turchia mette la freccia scavalcando in coda a un biennio di escalation i paesi arabi, che rallentano, con un effetto che potrebbe essere collegato anche delle tensioni nell’area, sfociate durante il 2023 in una guerra rovinosa. Ma a colpire è la crescita progressiva degli Stati Uniti, raccontata non solo dal mezzo miliardo di esportazioni e da un aumento del 17% ma anche dalle voci di altri partner commerciali come Panama, che resta una delle porte di accesso dell’economia americana. Un quadro completato dalla moda. Il 2023 si chiude con quasi 700 milioni di euro in valore assoluto e un aumento del 6,3% in termini relativi. Un dato in controtendenza rispetto all’andamento regionale, che ha chiuso l’anno con una flessione del -8,7% e un aumento di ore di cassa integrazione. Un quadro nel quale si innesta la crescita di Prada, il gigante del settore, e vede in terreno positivo tutte le specializzazioni: tessile +1,4%, abbigliamento +6,9%, pelletteria +1,8% e calzature +12,5%. E in questo caso è la vecchia Europa, Francia e Germania in testa, a fare da traino per le nostre vendite.