"Europa e democrazia: il dilemma dell'astensionismo alle elezioni europee"

di Guelfo Guelfi Ci vado, non ci vado, ci vado. Bruxelles è bella e comoda, Strasburgo è vivace e divertente. Il parlamento europeo...

di Guelfo

Guelfi

Ci vado, non ci vado, ci vado. Bruxelles è bella e comoda, Strasburgo è vivace e divertente.

Il parlamento europeo è davvero il luogo di ogni privilegio, difficile annoiarsi quasi come essere davvero utili.

Vi si accede con il voto, ognuno per sé, collegi ampi e un po’ di fortuna. Ha ragione Romano Prodi almeno lo si faccia volentieri, si corra per dire, affermare e difendere cose in cui si crede. Voto dietro voto.

Si legge che saranno meno della metà quelli che andranno alle urne. La questione astensionismo, lo abbiamo già detto su queste colonne, sta diventando sempre più pesante in tempi in cui la democrazia deve essere rafforzata e non indebolita.

Molti voteranno per chi nel caso venisse eletto lascerà il posto al primo dei non eletti, restando affaccendato nelle imprese domestiche, servirà a colorare la casacca, a spostare l’ago della bilancia dei crediti e dei pagamenti.

Ora da qui a quei giorni del prossimo giugno il balletto di figurine riempirà la cronaca: le tinte fosche e i discorsi a cattivo del Generale, la boccuccia del centrista, le pene di detenuti all’estero e la solita quota di persone care. C’è Emma e quel che ha sempre detto, e quel che ha sempre fatto senza il successo che a mio giudizio avrebbe meritato e meriterebbe anche stavolta. Stati Uniti d’Europa, il salto in politica di Stati che si perdono nella divisione di risorse anche a prescindere dai principi comuni, gli impegni comuni, i doveri comuni.

Ci sarebbe tanto da fare, ci saranno scogli da evitare, ci sarà bisogno, spero di sbagliare, di mostrare la schiena dritta e i muscoli. Sempre che non siano atrofizzati. Vedremo.

*Ex pubblicitario

Esperto di comunicazione pubblica e politica