Se in emergenza è il 118, la riforma vista dai sindaci. Così cambierà il soccorso

Tutti i numeri e la nuova organizzazione del servizio illustrati nel confronto tra l’assessore regionale Bezzini e il direttore generale Gelli e 150 primi cittadini Le equipe con dottore e infermiere saranno riservate a casi selezionati

Salirà il numero delle automediche (dottore e infermiere): saranno 50 contro le 45 attuali

Salirà il numero delle automediche (dottore e infermiere): saranno 50 contro le 45 attuali

Firenze, 29 luglio 2022 - "Che non sia calata dall’alto". E’ un ok condizionato quello che i sindaci toscani hanno dato alla riforma del sistema territoriale di emergenza-urgenza 118. Una riforma attesa da anni e che ora non può più aspettare. Ne va della sicurezza dei cittadini: se non si riorganizza si rischia di trovarsi con i turni scoperti. Con le ambulanze che non arrivano. I tempi stretti per mettere a punto il sistema in base alle nuove linee guida sfidano i vertici della sanità toscana a completare al meglio il piano, ma anche sindaci, i sindacati e il volontariato. Ciascuno dovrà fare la sua parte.

La cornice della riforma è stata presentata ieri al Palazzo dei congressi di Firenze dai vertici della sanità toscana a circa 150 primi cittadini toscani. In sintesi prevede, nel suo complesso, un aumento dei mezzi di soccorso a garantire un tempestivo intervento sul territorio regionale (entro 8 minuti nelle località con più di mille abitanti – ora il 76% rientra nei tempi – ed entro 20 minuti nelle zone rurali), riservando le équipe con medico e infermiere a bordo a casi selezionati. Il punto più contestato, sin qui, da sindaci e sindacati, era stato proprio la trasformazione di 23-24 ambulanze con medico a bordo che saranno sostituite da altrettante infermieristiche. In servizio resteranno 9-10 ambulanze medicalizzate in tutta la regione, con una riduzione più consistente nei territori di Firenze-Prato dove ne resteranno 3 in servizio (ne perderanno 7-8), di Livorno-Pisa (meno 9-10) ne rimarranno 2 e dell’Alta Toscana (meno 5) dove non ne sono previste. Salirà il numero di automediche (medico e infermiere): saranno 50 contro le 45 attuali, più 4 a Firenze-Prato e più 6 a Livorno-Pisa. Libere di intervenire dove c’è bisogno, spostandosi velocemente da un posto a un altro.

"Questo sistema è già applicato in gran parte delle Regioni ma anche in numerosi territori toscani: penso ad Arezzo, Grosseto, Empolese e provincia di Pistoia – spiega il direttore generale dell’assessorato al diritto alla salute, Federico Gelli – Ed è regolato da rigidi protocolli che assicurano il miglior servizio al cittadino". Si sottolinea come l’infermiere al posto del medico non sia sinonimo di peggior servizio, anzi. Gli infermieri sono addestrati e seguono rigorosi protocolli e algoritmi per poter lavorare in autonomia e sempre a stretto contatto con il medico della centrale.

I sindaci, anche i più scettici, hanno ascoltato. Pochi gli interventi, nessuno contrario e questo è già un grande passo avanti. Ma tutti focalizzati sulla condivisione: ogni territorio ha le sue specificità, il servizio necessario a Massa Marittima sarà diverso da quello di Montespertoli. Così da settembre, dopo l’approvazione dell’atto partiranno le conferenze con i sindaci, le assemblee con le società della salute, i tavoli con i sindacati, il volontariato e gli ordini profesionali. "Si punta alla massima partecipazione, coinvolgeremo tutti gli attori – dice con forza l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini – Con le linee guida ciascuna Asl sarà chiamata a riorganizzare al meglio il servizio, in stretto collegamento con i pronto soccorso e con le guardie mediche".