REDAZIONE CRONACA

Blitz anti droga, le intercettazioni: "Ho corrieri che masticano anche due chili"

"L’asino deve partorire". I 'ricchi' erano i boss tanzaniani mentre l’Italia il 'paese dei religiosi'

La conferenza stampa dei carabinieri con il Procuratore Giuseppe Petrazzini

Perugia, 3 novembre 2019 -  «Ho due persone capaci di masticare anche 2,5». Di ingoiare due chili di droga per fare il trasporto quando non la mettevano nei doppifondi delle valige («Quel keniano è molto bravo a fare le piccole valige») da dove sono spuntati anche venti chili o non la cucivano nella biancheria intima o infilavano nei parastinchi.

Ai maestri-cucitori venivano pagati anche 1000 dollari. Parlavano con Viper, Whatsapp e attraverso il servizio di messaggistica di Facebook – e rigorosamente in swahili - per non essere intercettati gli indagati dell’operazione “Domitia” stroncata dai carabinieri del comando provinciale di Perugia – su delega della Direzione distrettuale antimafia - che, nelle ultime ore, in Italia e Europa hanno eseguito 12 delle 19 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip del tribunale di Perugia su richiesta dell’attuale procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini, all’esito di un’attività investigativa portata avanti, nelle ultime fasi, dal tenente colonnello Antonio Morra e dal maggiore Salvatore Pascariello (con il tenente Valter Crosti), rispettivamente comandante del Reparto operativo e del Nucleo investigativo.

I corrieri erano gli “asini” e se erano ingoiatori dovevano poi “partorire”, dicono nelle telefonate intercettate. Napoli il “paese dei furbi”, l’Italia in generale quello dei ”religiosi”. I corrieri bianchi che, via via hanno sostituito gli africani, per passare i controlli i “zeru, zeru”. E se gli indagati residenti in Italia dovevano vedersi si incontravano in moschea: «Io vado alla moschea degli indiani in piazza Garibaldi». «Sì glielo spiegherò dopo alla moschea».

Anche se le rotte sono le stesse dei terroristi il comandante provinciale ha spiegato che dalle indagini non è emerso alcun contatto con gruppi della galassia Isis anche se dai terroristi avevano coniato anche i viaggi-prova per testare la sicurezza dei tragitti. In Italia il gruppo aveva anche un canale di spaccio anche su piazza, in Campania: «Quell’altra bambina sta facendo le dosi e quando finisce la settimana prossima si comincia». Ma i carichi arrivavano direttamente dai paesi produttori di Laos, Pakistan e per la cocaina il SudAmerica, venivano stoccati in Turchia, Grecia e, successivamente anche in Madagascar, Mozambico e Uganda ma a gestire il traffico erano i ”boss” della Tanzania. I “ricchi“.

«Fratello non pensare male se sto in silenzio ma le cose non sono ancora messe bene dì al boss che se Dio vorrà tra lunedì o martedì avrò già mandato e scusa per il ritardo....Sai come sono i ricchi di qua». Uno dei problemi dei corrieri – molti quelli arrestati in questi sette anni – era arrivare fino alla Campania, rischiosissimo. «Se ce l’ha in mano non deve scendere ma passare oltre fino a Salerno. Tanti non vogliono arrivare da noi perché hanno paura… quindi per l’ultima parte del viaggio bisogna che tu dia alla persona più soldi. Questo significa che per viaggiare tranquillamente deve prendere la prima classe e, anche spende di più, sarà sicura nel viaggio».

Erika Pontini e Sara Minciaroni