Stop alle delocalizzazioni selvagge. Dalla Toscana parte la nuova legge

Todde (M5S) con Orlando (Pd) al lavoro per le normative anti Far West imprenditoriale: via a settembre

La viceministra Alessandra Todde a colloquio con i lavoratori della Gkn (Germogli)

La viceministra Alessandra Todde a colloquio con i lavoratori della Gkn (Germogli)

Firenze, 9 agosto 2021 - Dalle parole ai fatti: alla delocalizzazione selvaggia che chiude stabilimenti italiani e lascia a casa centinaia di lavoratori bisogna mettere un freno. Deciso. Per far capire che l’Italia non è terra da Far west imprenditoriale dove si sfrutta e poi si porta la produzione altrove.

I casi toscani, clamorosi, della Bekaert (alluminio, multinazionale belga) e della Gkn (componentistica per auto, multinazionale inglese) insegnano.

La viceministra Alessandra Todde ha preso impegni precisi e li vuol portare avanti con una proposta di legge ad hoc. Lo ha ripetuto anche dopo l’ultimo incontro della trattativa Gkn: "Non devono essere tollerate le speculazioni". Adesso si studia una svolta tanto che sta prendendo forma l’ipotesi di una norma ad hoc per impedire alle imprese di delocalizzare "in modo aggressivo".

E qui entra in gioco la politica: andrà trovata una sintesi politica nella maggioranza. L’obiettivo del giro di vite è stabilire delle regole affinchè l’Italia non sia più per alcuni imprenditori stranieri solo un "passaggio" per usufruire di alcune agevolazioni e contributi, acquisire conoscenze per poi chiudere l’attività licenziando.

La nuova legge antidelocalizzazioni, su cui stanno lavorando Alessandra Todde per il Movimento 5 Stelle e il ministro del Lavoro Orlando per il Pd, potrebbe essere varata a settembre. E potrebbe essere applicata alle vertenze in corso.

La strada maestra è stata tracciata dalla legge francese "Florange".

Tra le norme l’obbligo di comunicare ogni scelta in maniera preventiva, almeno sei mesi prima di un eventuale chiusura, alle istituzioni, di redigere un piano di reindustrializzazione che indichi le potenzialità del sito produttivo ed eventuali riqualificazioni. Inoltre obbligare le imprese all’utilizzo forzoso degli ammortizzatori nel caso in cui non rispettino la procedura.

Sarà nominato un "advisor" al quale toccherà esplorare se esistono soluzioni alternative e investitori interessati. Le aziende che nei precedenti cinque anni hanno preso soldi pubblici dovranno restituirli con gli interessi. E se violeranno la nuova procedura dovranno anche pagare una multa pari al 2% del fatturato. Inoltre la proprietà dovrà cercare per almeno tre mesi un potenziale compratore. In caso di violazioni lo Stato può chiedere indietro gli eventuali incentivi pubblici e comminare multe fino al 2% dei ricavi.