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Dante aveva la barba? A Orvieto spunta un inedito dipinto del suo volto

La barba sul volto del Sommo Poeta è originale e non sarebbe stata aggiunta in seguito: è quanto emerge da un primo esame diagnostico

Il singolare dipinto di Dante con la barba

Perugia, 27 marzo 2021 – Dante non smette di riservare sorprese. Per chi credeva che col Dantedì si fossero analizzati i mille volti dell’opera e dell’animo del Sommo Poeta, ecco che spunta un quadro inedito, che si ispira all’antica descrizione del suo primo biografo, Giovanni Boccaccio, che nel ‘Trattatello in laude di Dante’ lo descriveva coi capelli “spessi, neri e crispi”. Un dipinto in cui il Sommo Poeta è raffigurato con la barba. Una tela particolarissima, dal momento che l’iconografia dantesca riproduce da sempre Dante senza barba.

 

Secondo quanto emerge da un primo esame diagnostico effettuato dal team di esperti del Consorzio Pragma, a cui il Comune di Orvieto si è rivolto ieri per procedere alla valutazione del dipinto che si trova nell'ufficio del sindaco, Roberta Tardani, la barba dipinta sul volto di Dante Alighieri è originale e non è stata aggiunta successivamente in maniera posticcia.  È questo il risultato a cui sono giunti i restauratori Valentina Romé, Davide Rigaglia e Massimiliano Massera è stato frutto di una serie di analisi all'ultravioletto Uv e con l'ausilio di un microscopio digitale a fibra ottica. In particolare, spiegano dal Comune, i restauratori hanno proceduto a «un'osservazione microscopica dei cretti, le fenditure che si formano sul quadro a causa del normale degrado della superficie pittorica».

A livello figurativo - è ancora emerso - il dipinto, con ogni probabilità una pittura a tempera, potrebbe risalire a fine '700 anche se la tela sul quale è stato realizzato non è una tela moderna di natura industriale, ma filata a mano, e quindi di epoca più antica. «Questo potrebbe far pensare che l'autore abbia utilizzato una vecchia tela per realizzare la sua opera, cosa non insolita per l'epoca, oppure questo particolare potrebbe far slittare indietro nel tempo la datazione del quadro», viene spiegato dal Comune. Anche la cornice sarebbe più antica rispetto alla datazione figurativa che si fa del dipinto in quanto è tenuta insieme da perni in legno e quindi con una tecnica non moderna. Ma è anche emerso che la cornice stessa potrebbe tuttavia non essere quella originale: la tela potrebbe essere stata incorniciata in un ovale come emerso dopo un'attenta osservazione. Infine, elementi utili alla datazione potrebbero emergere anche dai riscontri sul timbro che si trova sul bollo in ceralacca apposto sul retro e che si trovano anche su altri due quadri di proprietà del Comune di Orvieto, che raffigurano Francesco Petrarca e Giovanni Della Casa e che si ispirano, unitamente a quello di Dante, alla serie Gioviana di Cristofano dell'Altissimo conservata agli Uffizi di Firenze. Dipinti che farebbero parte della cosiddetta Collezione Gualterio appartenente al politico e storico orvietano vissuto nell'800, Filippo Antonio Gualterio. 

Maurizio Costanzo