“Dai banchi del liceo scientifico ai progetti europei”

Federico Rossi, ricercatore di 34 anni dopo 10 anni a Londra rientrerà a lavorare in Italia

federico rossi

federico rossi

Arezzo, 22 marzo 2023 – Un cervello in fuga? No, si sente piuttosto un cervello in movimento. Federico Rossi 34 anni nato e cresciuto ad Arezzo, dopo il liceo scientifico Redi e una laurea alla Normale, è volato nel Regno Unito per il dottorato dove poi è rimasto per più di 10 anni. Ricercatore al Wolfson Institute for Biomedical Research presso lo University College London, ora rientrerà in Italia grazie al finanziamento dello Human Technopole.

Federico Rossi in questi ultimi dieci anni si è sentito un cervello in fuga?

“In realtà non sono scappato da niente, in Italia mi sono guadagnato una formazione molto generosa, l’università l’ho frequentata gratuitamente con una borsa di studio. Nel lavoro del ricercatore è essenziale andare in cerca di nuove prospettive, è naturale spostarsi per aumentare il proprio arsenale teorico pratico e formare una rete professionale internazionale. Il movimento dei cervelli è fenomeno necessario o non ci sarebbe arricchimento nella ricerca. Il problema è che il flusso in Italia è spesso unidirezionale, molti partono meno tornano”.

Lei lo farà da vincitore della seconda edizione dell’Early Career Fellowship Programme promosso da Human Technopole con un finanziamento destinato a giovani scienziati per sostenere la loro attività di ricerca, del valore di 200mila euro l’anno…

“Iniziative come il finanziamento che ho vinto sono fondamentali, primo perché la mancanza del flusso inverso dei cervelli in Italia è legata alla scarsità di finanziamenti specialmente nella ricerca di base. Cosa invece più diffusa inl Regno Unito e Usa. Poi il finanziamento mira a premiare profili professionali italiani e non, che hanno svolto un percorso di ricerca variegato che li ha portati in ambienti differenti, vincono mobilità, spirito di avventura, sfida e diversità”.

Felice di tornare in Italia?

“Naturalmente sono contento: avere l’opportunità di iniziare la propria linea di ricerca indipendente e decidere su cosa è importante investire è emozionante. A livello personale è una sfida, non dissimile da un imprenditore che apre una sturtup. I soldi servono per aprire un laboratorio, assumere personale di ricerca, acquistare strumentazioni. Sarà emozionante dare lavoro ad altri ricercatori, essere mentore e capo di un team. Dal punto di vista personale sono contento che questo mi porti nel mio paese d’origine, anche se un pezzo di me rimarrà in Inghilterra, ho anche la cittadinanza inglese, sono qui da 10 anni. Ci sono tante cose che mi mancano e sono felice di investire dove c’è tanta qualità e risorse da sfruttare. Lavorerò al centro neuro scienze dell’Istituto italiano di tecnologia di Rovereto polo d’eccellenza associato all’università di Trento. Spero di portare un po’ della mia diversità cercando di promuovere lo scambio internazionale di idee e ricercatori”.

Come è nata la sua scelta accademica?

“E’ partita sui banchi di scuola del liceo scientifico Redi dove ho frequentato il corso sperimentale Brocca, un curriculum con più ore scientifiche. Lì è nata la mia passione per la ricerca e la decisione di andare a studiare scienze della vita. Sono stato fortunato, ho avuto professori molto bravi sia nelle materie scientifiche che letterarie, che ci hanno sempre stimolato con attività extra curricolari, nelle olimpiadi di matematica e fisica, una classe di ragazzi in gamba, un grande stimolo secondo solo alla famiglia”.

Il suo progetto è Architettura sinaptica e trascrittomica dei circuiti visuo-motori corticali, studierà l’organizzazione dei circuiti cerebrali che coordinano la vista con i movimenti?

“E’ un progetto di ricerca di base, sullo studio delle connessioni cerebrali: quelle che collegano i neuroni, formando circuiti elettrici la cui attività dà vita alle nostre sensazioni e movimenti. Il mio team studierà anatomia, funzione e genetica di quei circuiti preposti alla coordinazione del senso della vista coi movimenti. Spero di sviluppare metodi di investigazione scientifica e scoprire principi che si possano applicare a tutte le funzioni cognitive, suggerire cosa non funziona nelle varie patologie”.