ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Covid, il picco in Toscana è già passato. "Liberiamo il sud della Regione"

Buone notizie dall’analisi dei dati e dalle previsioni. Gli specialisti plaudono ai divieti della zona rossa

Reparto Covid

Reparto Covid

Firenze, 15 novembre 2020 - Il picco di casi positivi in Toscana potrebbe essere già stato raggiunto nella settimana compresa fra il 2 e l’8 novembre. La settimana più nera, per la nostra regione, da inizio epidemia. Quella i cui dati ci hanno fatto varcare la soglia d’allerta nella classificazione del rischio in base al monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, determinando il passaggio da fascia arancione a zona rossa.

Nella settimana che si chiude oggi e che, al momento, registra 13.804 positivi, difficilmente – con la somma dei casi di oggi – supererà i 16.304 raggiunti dal 2 all’8 novembre. Se l’effetto sia il risultato di una minore circolazione del virus per le progressive restrizioni o la raggiunta capacità massima di effettuare tamponi, lo vedremo successivamente. Ieri è stato raggiunto il record di tamponi effettuati 19.184 (cui aggiungere 2.493 test antigenici rapidi). Se ci sarà, l’effetto dell’appiattimento della curva del contagio non si tradurrà immediatamente in una riduzione della pressione sugli ospedali. "La zona rossa doveva essere decisa prima: con un periodo più breve di sacrifici si sarebbero ottenuti risultati migliori sia per la salute sia per l’economia – è il pensiero di Pierluigi Blanc, direttore di Malattie infettive all’ospedale di Ponte a Niccheri, alle porte di Firenze – In ogni caso meglio tardi che mai: vedremo i risultati fra un paio di settimane, ma almeno gli ospedali non esploderanno".

Dovremo aspettare due settimane, dunque. Anche se i primi segnali di ‘alleggerimento’ ci sono già stati con una riduzione del numero medio dei ricoveri quotidiani. Con la zona rossa respirano gli operatori sanitari e i direttori generali, soprattutto i direttori sanitari, di Asl e aziende ospedaliero universitarie a caccia quotidiana di posti letto.

"Forse il provvedimento doveva scattare prima – dice il professor Carlo Nozzoli, direttore della Medicina 1 Covid di Careggi – Io non sono tra quei medici fanatici del lockdown, piuttosto dico dateci letti e risorse per curare tutti. Chiudere causa ricadute economiche e psicosociali che credo possano essere evitate con una migliore organizzazione". Il Grossetano e il Senese anche in questa seconda ondata si confermano le aree meno colpite. Motivo per cui il governatore Eugenio Giani è determinato a chiedere al governo un alleggerimento delle misure per quelle zone.