Covid, Rappuoli: "Il virus c'è e non se ne andrà. Ecco come cambieranno i vaccini"

Il direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena: "I vaccini anticovid sono stati un miracolo di velocità, tecnologia e collaborazione"

Siena, 20 gennaio 2023 - I vaccini antiCovid "sono stati un miracolo di velocità, tecnologia, investimento, collaborazione, e ci hanno permesso di uscire più rapidamente dalla pandemia", dall'emergenza. "Sono infatti riusciti a proteggere dalla malattia grave e quindi hanno abbattuto la mortalità. Adesso portiamo poco le mascherine, andiamo in giro e tutte le attività sono riprese grazie a questo. Ma intanto il virus è cambiato: oggi abbiamo Omicron, e anche di sottotipi di Omicron ce ne sono un'infinità. I vaccini che abbiamo continuano a proteggere dalla malattia grave, ma non proteggono" a lungo e bene "dall'infezione. Quindi la ricerca sta spingendo in questa direzione: i vaccini che abbiamo vanno bene, ma non sono quelli di cui abbiamo bisogno oggi".

Rino Rappuoli
Rino Rappuoli

Che tipo di vaccini servono adesso lo spiega all'Adnkronos Salute Rino Rappuoli, direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena, progetto strategico nazionale che fra le sue missioni ha anche quella del contrasto alle pandemie. Per lo scienziato, super esperto italiano proprio di vaccini e anticorpi, sostanzialmente due sono gli obiettivi a cui puntare: "Oggi avremmo bisogno di un vaccino che sappia indurre un'immunità contro qualsiasi variante", uno 'scudo pan-varianti'. E "avremmo bisogno di vaccini che proteggono anche dall'infezione". Solo che "questi non li sappiamo ancora fare, la tecnologia non c'è. Ci sono dei tentativi, però - sottolinea - Per proteggere meglio dalle infezioni, infatti, bisogna fare dei vaccini mucosali in cui gli anticorpi, invece di indurli tramite iniezione e averne tanti nel sangue, dovremmo averli a livello della mucosa nasale e della gola. E nei polmoni. Per farlo ci vogliono vaccini che inducono l'immunità e la produzione degli anticorpi nelle mucose. Un modo sono i vaccini intranasali. Quindi c'è una spinta a cercare di sviluppare questi tipi di vaccini. Ci sono dei finanziamenti e tentativi di fare vaccini intrasali". A che punto siamo? "Un tentativo fatto in Inghilterra non ha dato grandi risultati", ricorda Rappuoli, facendo riferimento a quello di AstraZeneca. "Non mi sorprende questa situazione - ammette - perché anche io, che sviluppato vaccini per 40 anni, ci ho provato diverse volte e non è così semplice. In India credo che un vaccino intranasale sia stato registrato", così come in Cina, "ma francamente non so se è stato registrato perché ha dato risultati migliori, o se ci si è accontentati di standard più bassi".

L'altra sfida nel capitolo vaccini, continua l'esperto, è quella di avere prodotti "che non siano così sensibili alle varianti e che non dobbiamo cambiare continuamente. Anche questa non è una cosa semplice, ma ci sono diversi gruppi, incluso il nostro", presso Toscana Life Sciences, "che cominciano a lavorare su questo. In questo momento noi aspettiamo la variante e poi facciamo il vaccino. L'idea è, invece, di non stare sempre a rincorrere il virus e l'ultima variante, ma di fare un passo avanti, essere più veloci". Si può fare un vaccino 'pan-varianti' "cercando di capire quali sono le parti che il virus non può cambiare. Con le tecnologie che abbiamo oggi almeno si può pensare di farlo, si possono fare esperimenti in questa direzione", precisa lo scienziato.

Per la nuova generazione di vaccini la tecnologia su cui puntare è sempre mRna? "Le tecnologie su cui io personalmente punto sono tutte - dice Rappuoli - Sceglieremo poi quelle che funzionano meglio. L'mRna è una grandissima scoperta e ci ha permesso di andare veloci, il suo miracolo è la velocità. La differenza tra questo e tutti gli altri vaccini e che l'mRna è più veloce. Non è che ci ha permesso di fare qualcosa che gli altri vaccini non riuscivano a fare. Quindi se c'è bisogno di essere veloci, si sceglie sempre l'mRna; se c'è bisogno di fare un vaccino che funzioni per le nuove esigenze che abbiamo, allora io voglio provare anche vaccini più classici con adiuvanti, con altri modi di svilupparli, magari con i vettori virali dati a livello intranasale - prospetta - Ci sono tante possibili" vie da esplorare. 

"E' chiaro che questo virus ormai c'è su questo pianeta e non ce ne libereremo", dice ancora Rappuoli. "L'impatto della pandemia - ricorda lo scienziato - è stato enorme, con milioni di morti e quasi 700 milioni di infettati che sono stati registrati nel mondo. Ma poi di fatto probabilmente sono più di 5 miliardi le persone infettate", analizza. Per questo, evidenzia Rappuoli, la ricerca deve essere sostenuta e andare avanti.