Turismo, stagione senza lieto fine. A settembre giù le saracinesche: costi insostenibili

Barbetti (Federalberghi): "Intere destinazioni potrebbero rimanere sguarnite creando un vuoto"

Firenze, 5 settembre 2022 - L’estate non è ancora finita, ma sulla ‘coda’ della stagione turistica pesano i rincari. Da sempre, infatti, la Toscana è meta di vacanze anche a settembre e ottobre: prima con intere famiglie che sfruttano l’ultimo periodo di chiusura delle scuole, poi con molti stranieri che amano godersi il clima mite e il minor afflusso di persone.

Quest’anno però, nonostante il meteo annunci ancora bel tempo, sullo scampolo d’estate che ancora rimane pesano i rincari, che stanno mettendo in crisi molte strutture ricettive. A spiegare la situazione Daniele Barbetti, presidente di Federalberghi Toscana (Confcommercio).

Partiamo dai mesi appena passati: che stagione è stata?

"La ripartenza è stata importante, anche se nei primi cinque mesi del 2022 siamo comunque rimasti lontani dai numeri del 2019. Questo soprattutto nel settore alberghiero, che si è attestato a un -40%. Poi è arrivata l’estate e il quadro è progressivamente migliorato. Non abbiamo ancora i numeri definitivi, ma sia le destinazioni di mare che le città d’arte hanno lavorato bene, con il ritorno del turismo di lingua inglese, soprattutto statunitense. L’estate potrebbe aver colmato parte del gap dei primi cinque mesi, ma per un bilancio finale sarà determinante proprio l’autunno".

Cosa vi aspettate per le prossime settimane?

"I rincari delle bollette stanno mettendo già oggi in seria in seria difficoltà tutte le strutture ricettive, ma non appena si abbasseranno le temperature il quadro peggiorerà ulteriormente e le aziende sanno chiamare a decisioni difficili: le strutture stagionali valuteranno in maniera seria di anticipare la chiusura stagionale; mentre quelle non stagionali la possibilità di una forzata pausa invernale".

Quanto pesano i rincari?

"Troppo per essere sostenibili. Le bollette sono raddoppiate a inizio 2022, mentre quelle di luglio sono state dalle 3 alle 4 volte superiori rispetto allo scorso anno. Poi, ad agosto, abbiamo avuto un aumento ulteriore fra il 15% e il 20%, con bollette quadruplicate o quintuplicate rispetto al 2020. Questo al netto degli incentivi: se non ci fosse stato l’azzeramento degli oneri generali di sistema sarebbero state addirittura 6/7 volte superiori. E il tutto va sommato ai rincari delle materie prime e delle lavanderie industriali".

Quali sono i rischi?

"Come dicevo, a fronte di questi costi molte strutture valuteranno di chiudere per periodi prolungati. Intere destinazioni potrebbero così restare sguarnite, creando un vuoto nell’offerta turistica. Dall’altro lato l’erosione dell’utile rischia di compromettere la capacità d’investimento, proprio nel momento in cui si chiede alle aziende di cogliere l’opportunità del Pnrr. Infine, facendo scattare prima la Naspi o la cassa integrazione si ridurrà il potere d’acquisto delle famiglie. Insomma si creerà un effetto a catena estremamente negativo".

Che cosa servirebbe?

"Il governo deve intervenire con la massima urgenza. È fondamentale inserire un tetto al prezzo del gas e aumentare in modo sensibile il credito d’imposta previsto sui consumi dell’energia elettrica e dello stesso gas, rendendolo cedibile al fornitore. In caso contrario non resta che sperare che la una stagione mite duri più a lungo possibile. Ma quando caleranno le temperature il problema diventerà più grave che mai".