Hai soccorso dei malati? Non puoi venire al lavoro

Da Pisa a Livorno e Empoli, le segnalazioni degli operatori delle ambulanze "Ci rispediscono a casa per paura". Le pubbliche assistenze: "Segno dei tempi"

Le Pubbliche assistenze svolgono un lavoro fondamentale in questa fase

Le Pubbliche assistenze svolgono un lavoro fondamentale in questa fase

Firenze, 27 marzo 202o - «Non è possibile essere colpevoli di solidarietà". In piena emergenza coronavirus, accadono cose strane. Tipo che i volontari del soccorso sanitario siano discriminati sul posto di lavoro. È successo a Empoli e Livorno, sta succedendo in altre province della Toscana. "Smontato dalla notte – racconta uno dei volontari delle pubbliche assistenze toscane – sono andato a lavorare. Il titolare mi ha detto che dovevo tornare a casa, e starci per 15 giorni perché potevo essere infetto. Una cosa assurda, visto che non solo non avevo febbre, ma se l’avessi avuta non mi sarei presentato al lavoro perché è un obbligo di legge". "Con me sono stati piuttosto chiari – dice un altro volontario del pisano – fate servizi antincendio quanto volete, ma coronavirus no".

Non mancano ulteriori casi limite con l’azienda che ha imposto ai dipendenti (volontari inclusi) di firmare un’autocertificazione nella quale il lavoratore dichiara, pena sanzioni, che non si esporrà al rischio di contagio nelle ore libere. I volontari sono la spina dorsale dell’emergenza sanitaria in Toscana. Anche in questa difficilissima fase non si sono tirati indietro, addirittura si sono messi a produrre in proprio dispositivi di protezione individuale pur di non far mancare il supporto ai cittadini sulle ambulanze e nei servizi di welfare quotidiano come l’acquisto e la consegna al domicilio di farmaci o generi alimentari. Ma se continuano ad accadere episodi del genere, rischia di saltare un patto di coesione sociale. Con ricadute inevitabili sull’assistenza. È la denuncia del presidente delle Pubbliche assistenze toscane, Dimitri Bettini. "Alcuni nostri volontari sono stati allontanati dal posto di lavoro perché ritenuti soggetti a rischio contagio, visto il loro impegno sull’ambulanza, in aiuto della cittadinanza. Credo sia un segno dei tempi, del disimpegno di tante persone che vogliono essere soccorse bene e in tempo, ma non esitano a discriminare chi si impegna a favore del prossimo". I volontari soccorritori, oltre a utilizzare per legge tutti i dispositivi di autoprotezione necessari, in forza del nuovo Dpcm, devono autocertificare di non avere febbre e sintomi del coronavirus per spostarsi e andare a lavorare. "Non capisco quindi dove sia il problema – ha aggiunto Bettini – se non una carenza di sensibilità da parte dei datori di lavoro, che discriminano un loro dipendente, colpevole solo di essere un cittadino attivo e solidale. Abbiamo rivolto anche un appello anche alla Regione Toscana, al presidente Enrico Rossi, alle associazioni di categoria datoriali e ai sindacati. Occorre vigilare su quello che sta accadendo.

Luca Bianchi © RIPRODUZIONE RISERVATA