I medici internisti: bene la via toscana sui tamponi. Ospedali come sanatori

Manfellotto, presidente Fadoi: "Malati no covid sempre sotto cura anche se c'è paura"

Dario Manfellotto

Dario Manfellotto

Firenze, 29 marzo 2020 - Gli ospedali sono tornati ad essere dei grandi sanatori come ai tempi della battaglia alla tubercolosi, i malati cronici, extra Covid, circa 10 milioni in Italia, hanno capito, piano piano, che ci si può e si deve continuare a curarsi in tempo di guerra al coronavirus anche senza andare in ospedale o in ambulatorio, la strada toscana del doppio binario (tamponi più test sierologici) è appropriata e da portare fino in fondo. È lo scenario che disegna Dario Manfellotto, presidente di Fadoi (Federazione delle associazioni dirigenti ospedalieri internisti) e della Società scientifica italiana di Medicina Interna.

La strada intrapresa in Toscana dalla Regione che abbina ai tamponi anchei test sierologici è stata stoppata dall'Istituto superiore di sanità. Lei che ne pensa?

"Come Società scientifica insieme a molte altre italiane abbiamo fatto un appello chiaro e diretto al ministero della Sanità: i 150mila operatori sanitari in Italia sono un laboratorio vivente. Utilizziamolo per capire se i tamponi uniti ai test sulle immunoglobuline possono dare risposte utili per tutti a saperne di più sul Covid-19. Il Ministero stesso faccia uno studio con questa sperimentazione. Abbiamo nuove opportunità di conoscenza, sfruttiamole. La Toscana sta andando verso questo obiettivo".

Dispositivi di protezione negli ospedali. A che punto siamo?

"Ancora a macchia di leopardo, ma nessuno era pronto a uno tsunami del genere".

Gli ospedali sono cambiati con l'emergenza?

"Sono grandi sanatori. Abbiamo le terapie intensive, i reparti Covid e quelli sospetti Covid. Il 70 per cento è ricoverato in reparti di Medicina interna per altre patologie anche croniche. Gli internisti, i primi a lavorare con il concetto di interdisciplinarietà, sono in prima fila. Ora si evidenzia anche la quarta necessità: del ricovero di malati ancora positivi dimessi dall'ospedale in strutture intermedie o in alberghi o case alloggio per non farli rientrare in casa evitando un possibile contagio".

È vero che i malati no Covid si sono progressivamente allontanati dagli ospedali come se le malattie croniche fossero sparite all'improvviso?

"C'è stata una notevole paura, è vero. Ma siamo riusciti a combatterla perché i malati devono essere sempre seguiti e curati. Prima di tutto abbiamo ottenuto come Fadoi con Cittadinanza Attiva con la collaborazione di Aifa che i piani terapeutici fossero prolungati automaticamente di 90 giorni. Gli ambulatori per visite urgenti non differibili sono sempre aperti mentre abbiamo aperto come internisti canali supplementari per i casi non urgenti con consulenze telefoniche e dialoghi on line o via mail. Nessuno deve sentirsi allontanato dalla sanità anche in questo tremendo periodo".